di Vittorio Lussana
Noi siamo un popolo instupidito e ingannato, manipolato e represso. Ogni forma di scadimento qualitativo ha ormai percorso, già da svariato tempo, tutti i settori professionali della nostra società: dai bancari inetti ai commercialisti casinari, dai giudici ottusi agli attori cani, dagli scrittori insulsi ai giornalisti-impiegati. E la nostra politica è un ambiente che non desidera persone che valgano qualcosa, bensì dei miserabili fantocci. Non vuole teste pensanti, ma semplici schiacciatori di pulsanti all’interno delle aule parlamentari.
Questa deriva opportunistica dimostra pienamente il naufragio sociale a cui è andata incontro la nostra società, che si è riempita, in ogni settore, di persone indegne e meschine. Tutti inseguono scorciatoie per riuscire a ottenere qualcosa, senza ritenere di dover apprendere alcunché, durante il proprio percorso di maturazione, lavorativo o di vita. Ed è per questo motivo che abbiamo, innanzi ai nostri occhi, un vero e proprio trionfo dell’arroganza, della presunzione, dell’incapacità e dell’ipocrisia.
Il Governo Meloni sta trascinando il Paese all’interno di una visione rovesciata e inattuale di società, in cui non esiste un minimo di coerenza e di decenza in nessun ambiente. I suoi esponenti non sono minimamente all’altezza dei loro compiti, poiché storicamente si è ormai esaurita anche quella forma di nuovo potere – il berlusconismo – che il centrodestra aveva servilmente servito in passato, traendone tutti i possibili profitti. E i disvalori di uno sviluppo economico disgiunto da ogni forma effettiva di progresso civile hanno dissolto ogni presupposto qualitativo, di professionalità: siamo di fronte a una deriva piccolo borghese imposta dagli epigoni di un provincialismo incapace, nel suo egoismo straccione, di provare un minimo di empatia nel confronti del Paese e del proprio prossimo più in generale.
Gli italiani si ostinano a optare, sempre e comunque, per questa visione di rassicurante continuità, anche se si tratta di un’iniquità spregevole, della più inetta delle incapacità. Senza solidi princìpi non solo non si può governare, ma non si può nemmeno gestire decentemente l’ordinaria amministrazione. E la nostra attuale classe politica di princípi non ne ha più, poiché rifiuta di guardarsi allo specchio, continuando a fingere di non vedere i lati negativi di se stessa.
E così “la nazione”, tanto per utilizzare una parola tanto cara all’attuale presidente del Consiglio dei ministri, è tornata al suo punto di partenza. E proprio chi non crede in nulla la governa. Non ha certo rimorsi chi non crede in niente. Ed è pienamente cattolica nel suo sapere d’essere spietatamente in torto, utilizzando, nei suoi ricatti e disonori quotidiani, una classe politica capace solamente di uccidere ogni principio di laicità dello Stato con il più ambiguo e irreligioso pretesto di difenderla.
Una destra superficiale che, in nome di un dio morto, vuole solamente esser padrona.
(10 dicembre 2022)
©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)