di Daniele Santi
Matteo Salvini dopo la reprimenda di Fedriga che ha indicato la via della “Lega compatta con il governo Draghi” non poteva evitare di marcare il proprio territorio, che è quello del 6/7% quando gli è andata bene delle ultime amministrative, ed ha deciso di farlo inseguendo Conte sul populismo da mercato del pesce del M5S.
“Noi da oggi voteremo solo ciò che serve all’Italia”, ha tuonato. E viene il dubbio che tutto quello che è stato votato dal governo del quale la Lega fa parte non facesse bene all’Italia. Sarebbe una gravissima responsabilità anche di Salvini, quasi come l’avere retto il moccolo a Putin.
Poi Salvini infervorato da se stesso, succede anche a molti che giocano al bigliardo al bar dell’angolo, ha rilanciato sui suoi temi con il suo stile, quello stile che lo sta politicamente seppellendo: “Nessuno ci ha detto che all’ordine del giorno del governo c’era la droga, gli immigrati…” (ah sì? c’erano la droga, gli immigrati, e in che termini? quali leggi ci sono da votare?) e quindi ha rilanciati con la “pace fiscale, autonomia”. Era un comizio a Brescia, erano pochini e andavano scaldati.
Quindi a poche ore dal siluro di Fedriga al segretario federale che perde elezioni su elezioni con un potentissimo “la Lega deve continuare ad appoggiare compatta il governo Draghi” è arrivato il contro-siluro di Salvini che dice chiarissimamente anche alla Lega come la pensa Salvini sulla Lega. La lega sono io e non importa né come la pensate voi né fino a che punto dovrò spingermi a costo di distruggerla.
Al “Voteremo solo ciò che serve all’Italia” non è seguito naturalmente nulla che spieghi ai fan salviniani e anche agli altri quale sono, per Salvini, le cose che servono all’Italia. Perché poi toccherebbe mantenere ciò che si promette.
(11 luglio 2022)
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