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Per fare un po’ di chiarezza sul Reddito di cittadinanza #iolapensocosì

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di Marco Biondi #iolapensocosì

Il Reddito di cittadinanza, per brevità “RDC” è stata la misura bandiera dei 5Stelle che ne hanno fatto il cavallo di battaglia della campagna elettorale che li ha portati a raccogliere oltre un terzo dei voti alle elezioni politiche del 2018.

Ma, mentre i grillini continuano a sostenere questa misura, inalberandosi non appena qualcuno si permette di criticarla (“Dovranno passare sul mio cadavere“, per citare Conte), si sono levate molte voci sia dal mondo della politica che da quello dell’economia, per chiederne la revoca o, come minimo, una profonda revisione.

Vale la pena ricordare che l’introduzione del RDC, per mano del governo giallo verde che ha contemporaneamente introdotto la famosa quota 100 per andare in pensione, manovra bandiera della Lega, ha sostituito il precedente REI (il reddito di inclusione), introdotto dal Governo Renzi nel 2015 con le seppure scarse risorse disponibili in quegli anni. Ma quali sono le differenze sostanziali tra le due misure?

Il Reddito di cittadinanza consiste in un sostegno economico in cambio di offerte di lavoro o lavori utili. Da qui l’assunzione di quasi 3.000 “navigators”, che avrebbero dovuto trovare agli assistiti un’occupazione [sic] che potesse far cessare l’esigenza di percepire un contributo solo assistenziale. Tutti noi sappiamo che l’istituzione dei “navigators” ha richiesto oltre un anno per diventare operativa, con questi 3.000 già a libro paga dello Stato dopo solo pochi mesi dall’approvazione della legge e, nonostante ora sia da più di due anni in essere, ha consentito di trovare lavoro ad una percentuale infinitesimale dei percettori del reddito.

Vale la pena ricordare che la legge istitutiva del RDC prevedeva anche che i percettori dovessero essere disponibili a prestare la loro opera in lavori socialmente utili. Qualcuno ha avuto notizia che ciò sia mai avvenuto, se non in un numero sparuto e risibile di casi? In confronto il Rei, era una misura molto più semplice: si trattava di un sostegno incondizionato ai bisognosi. Ma perché economisti e buona parte della politica chiedono l’abolizione del RDC?

Chi continua a sostenere che mettere in discussione il reddito di cittadinanza significa prendersela con i poveri è disonesto intellettualmente e fa campagna elettorale sulla pelle dei più deboli.

Infatti, la formula perversa del RDC fa sì che, se qualcuno mai dovesse trovare lavoro, decadrebbe dal diritto di continuare a percepire il reddito. In sostanza, nel caso un percettore del RDC trovasse un lavoro che lo remunerasse con un compenso di 600€ al mese, percepirebbe un importo analogo a quello dell’assegno di cittadinanza. In pratica, guadagnerebbe lo stesso stando sul divano piuttosto che andando a lavorare. E’ ovvio che la genialità di questa misura abbia sollevato critiche, nemmeno tanto velate, soprattutto se aggiungiamo alla sconsolante considerazione del paragrafo precedente, che, laddove fosse possibile lavorare in “nero”, senza quindi dichiarare nulla e senza imposizioni fiscali o previdenziali, questa situazione diventerebbe una pacchia per chi continua a lavorare e a guadagnare percependo dallo Stato un reddito aggiuntivo originariamente pensato per i più bisognosi.

Il bravo condottiero Mario Draghi credo abbia già messo nel mirino le inevitabili modifiche. La mia previsione è che si faccia presto ritorno al REI, ma continuando a chiamarlo Reddito di cittadinanza. Purtroppo i 5 Stelle fanno parte della maggioranza e sarebbe uno smacco troppo grande per loro se la loro misura bandiera finisse nel cestino. Resterà il sostegno al reddito, soggetto a controlli stringenti, ma finirà la farsa della misura transitoria fino a che un “navigator” non trovi un lavoro al povero assistito, qualunque esso sia e ovunque esso sia.

E’ probabile che avremo almeno 3.000 nuovi disoccupati in più ma finirà finalmente la barzelletta del “navigator” salvatore della patria. Quando poi si creeranno le condizioni per una ripresa dell’economia più solida, anche le misure assistenziali finiranno necessariamente e con esse dovrà quindi sparire la scelta tra restarsene in panciolle o andare a lavorare incassando più o meno la stessa cifra.

Essendo io di natura un ottimista, vedo qualcosa di positivo anche con questa tragica esperienza che ci ha dato la dimensione dell’inadeguatezza dei 5 Stelle e di quanto le manovre esclusivamente finalizzate alla caccia di voti, siano deleterie per un Paese occidentale nel terzo millennio. Con l’aggiunta del dramma che loro, elettori ed Eletti, a questa misura, per un motivo o per l’altro, ci credono sul serio.

 

(17 settembre 2021)

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