di Vittorio Lussana, #giustappunto
La pandemia da Covid 19 ha dimostrato un problema grosso come una casa: nonostante il progredire delle conoscenze scientifiche, lo scetticismo verso la scienza risulta alquanto diffuso nella società. E molte convinzioni pseudoscientifiche vengono considerate più credibili e affidabili.
Si dice che la causa di ciò sarebbe una cronica mancanza di cultura scientifica, che conduce la gente verso le bufale e le fregature, perché della scienza non si capiscono i termini, le metodologie, il modo di procedere. Invece, le scienze alternative sembrano più dirette e apparentemente rassicuranti. La scienza è fondamentalmente una funzione matematica che tende a zero, senza raggiungerlo mai. Invece, le teorie alternative non dubitano in nulla, ma guarda un po’. Solo nei confronti della scienza ufficiale si sparge diffidenza come fosse letame.
Detto questo, la diagnosi è indubbiamente corretta: in Italia è venuta a mancare una cultura scientifica. Ma il vero problema sorge quando si cerca di avviare un processo di risoluzione. Questa volta c’era una pandemia planetaria in corso e si è potuto forzare, almeno un poco, sul fronte delle vaccinazioni, le quali in realtà hanno dimostrato cose che già sapevamo da tempo e che, quindi, sembrano quasi non far notizia. Va da sé che quando si cerca, in condizioni non emergenziali, di aprire l’argomento della mancanza di cultura scientifica, nessuno fa niente: è la verità di quel Paese alla rovescia che, purtroppo, risulta essere la Repubblica italiana.
In realtà, si tratta di una questione di mentalità: qui da noi si tende ad anteporre le opinioni ai fatti. In ogni ragionamento è così: si parte dall’alto, da un’arroganza piccolo borghese basata sul nulla o sulla derisione delle idee altrui. Siamo così abituati ad anteporre le opinioni ai fatti, che ci dimentichiamo persino che i fatti stessi esistano.
Tuttavia, la mancanza di cultura scientifica non proviene affatto, come molti credono, da una forma di ignoranza in campo scientifico o da una tendenza degli italiani alle culture umaniste: si può essere tranquillamente uno storico e possedere ugualmente una profonda cultura scientifica. Ma avere una cultura scientifica significa, anche e soprattutto, possedere la piena consapevolezza che l’opinione deve soggiacere ai dati e ai numeri. Dovrebbe essere il risultato delle misurazioni a indirizzare le opinioni, non il contrario. E quando si parte dai numeri, si deve sapere che non si può mai escludere del tutto che un fenomeno possa avvenire o non avvenire.
Praticare il metodo scientifico, insomma, significa: a) avere la consapevolezza che per fare scienza è necessario avere un bagaglio di competenze che non si improvvisano; b) avere ben chiaro che, se per mestiere ci si occupa di altro, le nostre opinioni su un tema scientifico non possono stare sul medesimo piano di quelle di coloro che negli ambiti della ricerca ci lavora da una vita; c) non basta informarsi, come in genere facciamo noi giornalisti, perché per quanto possiamo sentirci preparati intorno a un argomento, i veri esperti e specializzati ne sapranno sempre più di noi.
La cosa migliore per rafforzare una cultura scientifica è perciò quella di dare una bella rinfrescata ai nostri programmi scolastici, inserendo nozioni di fisica, genetica e biologia. Nelle nostre scuole, nei Licei e nelle Università sarebbe meglio fare meno e farlo meglio, approfondendo non i dettagli, ma i concetti fondamentali, di una materia qualsiasi. Concetti che, al contrario, vengono sorvolati, poiché il fine primario è quello di completare un programma troppo vasto per ogni anno scolastico genericamente inteso.
Acquisire cultura scientifica significa passare attraverso il ragionamento, non disperdersi in favolette o parabole. E l’ingrediente fondamentale per ottenere un’abitudine al ragionamento è riscoprire, fin dalle scuole elementari, l’importanza della scrittura: i temi, i riassunti, le ricerche, persino la recensione di un libro comminato come lettura per casa. Bisogna tornare alle vecchie ricerche di scuola media, quelle che facevamo noi negli anni ’70 del secolo scorso, perché attraverso questo metodo i ragazzi imparano a leggere un testo e a capirlo, per poi riassumerlo con parole proprie. Alla fine, il dato fondamentale del metodo scientifico è soprattutto quello di riuscire a comprendere un testo e sintetizzarlo.
(17 settembre 2021)
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