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E se fossero davvero stelle cadenti, il PD cosa farebbe?

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di Marco Biondi, #iolapensocosì

Il conflitto tra Grillo e Conte, rischia di aprire una fase completamente nuova della storia dei 5 Stelle. Torniamo indietro solo di qualche mese. Appena sfrattato da Palazzo Chigi, Conte godeva di un prestigio personale molto alto.

Sarà stato per quella comunicazione di Stato affidata a Casalino, sarà stata l’emergenza sanitaria nella quale tutti ci sentivamo in pericolo per cui sapere di avere Arcuri, Conte e Speranza che ci difendevano, in qualche modo ci rassicurava (beata ignoranza), fatto sta che con Conte molti avevano l’impressione di essere in buone mani. La mossa di Grillo di candidarlo alla guida dei 5Stelle era apparsa, allora, un colpo di genio. Un movimento inaffidabile messo in mano ad una persona che appariva l’emblema dell’affidabilità, era “la soluzione”. Non per niente, subito dopo, il movimento recuperava nei sondaggi oltre i 4%, quasi un terzo in più di prima. E solo “sulla fiducia”. Una grande colpo, non c’è che dire.

E il PD non ha perso tempo, è passato dal “o Conte o morte”, al “Conte punto di riferimento del centro sinistra italiano”. Non c’è futuro senza alleanza con i 5stelle guidati da Conte. E sul tavolo verde ha messo tutta la posta.

E adesso? Cosa succede se il M5S torna ad essere quell’accozzaglia urlante dei “vaffanculo” ad ogni piè sospinto come 3 anni fa? Cosa succede se al mite ed educato Giuseppe Conte come referente di quasi un terzo dell’attuale Parlamento, si sostituisce un portavoce senza poteri “alla Crimi”, che può solo portare il verbo dell’elevato Grillo, e quando non c’è il verbo, perché non c’è una posizione già presa da Grillo, riesce solo a prendere tempo, paralizzando tutte le decisioni conseguenti?

Perché poi, l’orizzonte temporale da osservare non è il breve periodo del Governo attuale; per quello è difficile che cambi qualche cosa. Anche se si dovesse generare una frattura tra grillini integralisti e parlamentari che dovessero decidere di seguire Conte in una nuova avventura con un nuovo soggetto politico, cosa tutt’altro che da escludere, non ci sarebbe crisi di governo. Nessuno avrebbe interesse ad andare ad elezioni anticipate, ben sapendo che sarebbe altissimo il rischio di non essere più eletti.

L’orizzonte temporale da guardare è il 2023, quando, volenti o nolenti, si dovrà chiedere il voto agli italiani. Che forza di attrazione avrebbe tra due anni un soggetto politico a guida Conte, il cui unico progetto sarebbe l’alleanza col PD? E che forza avrebbe un M5S integralista, ispirato solo dal guru Beppe Grillo? Credo che, inevitabilmente, quel movimento, abbondantemente spaccato, si posizionerà per tempo all’opposizione, unico modo per cercare di rastrellare ancora qualche voto, riprendendo le litanie già sentite contro “big farma”, contro le banche e contro le multinazionali.

Non è follia pensare che l’attuale proiezione del 16%, possa crollare e diventare marginale. Ipotizzo un minimo del 5% fino ad un ottimistico 8% per il M5S, e un risultato intorno al 10% per un partito di Conte, che però attingerebbe almeno per la metà all’area di centro sinistra.

Dovesse essere questo lo scenario, sorge spontanea la domanda: cosa se ne farà il PD della dottrina Bettiniana di appiattimento sui 5 Stelle? Servirà ribadire una subalterneità ad un partito che porta solo via voti e contribuisce solo marginalmente ad una ipotetica maggioranza?

Tutto questo succede all’improvviso, ma non in modo imprevisto. Qualcuno, il più odiato dagli italiani, sta dicendo da tempo che le stelle sono cadenti e che i 5Stelle si dissolveranno. Di conseguenza, la strategia di appiattimento da parte del PD è perdente e sbagliata. Vuoi vedere che ancora una volta avrà ragione lui?

 

(26 giugno 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 




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