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Matteo Salvini offre la sua vita sull’altare dell’amore per l’Italia e dei suoi figli. Un martire. Un santo

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di Giancarlo Grassi #Maiconsalvini twitter@gaiaitaliacom #Maiconlalega

 

“La difesa della patria è un sacro dovere, ritengo di aver difeso la mia patria, non chiedo un premio per questo ma se ci deve essere un processo che ci sia. In quell’aula non andrò a difendermi ma a rivendicare quello che, non da solo, ma collegialmente abbiamo fatto”. Ecco con quale frase, quella della difesa della Patria dai migranti e non dalla mafia o da PutinMatteo Salvini ha scelto la via della sacra immolazione per amore dell’Italia. Un martire. Un santo.

Ecco presentato lo slogan, di facilissima comprensione per tutti, soprattutto per i minus habens che cercano il Messia sempre nella persona sbagliata (avrebbero sicuramente scelto Barabba, a quel tempo), che accompagnerà il leader leghista ora martire di tutte le libertà – quelle della Lega non le vostre, non vi illudete – nel suo Giro d’Italia 2020, quello che farà mentre lo paghiamo per stare in Senato a lavorare, e invece a lavorare c’andate voi perché lui non ha tempo.

La dichiarazione in Senato, nella giornata in cui l’assemblea di palazzo Madama dovrà votare l’autorizzazione a procedere per il caso Gregoretti rispetto alla quale autorizzazione la Lega ha già cambiato idea: se infatti in un primo tempo aveva detto che sarebbe stata in aula e avrebbe votato a favore affinché la spettacolarizzazione del martirio salviniano fosse più efficace, oggi ha deciso che non si presenterà in aula. Perché le decisioni della Lega cambiano con il cambiar del vento, ricordatevelo quando pensate di votarli. Dal canto loro le destre che vampirizzano Salvini, parliamo di FI e FdI, hanno deciso di presentare un ordine del giorno per negare l’autorizzazione. Perché che cosa ci aspetta il futuro non si sa mai.

In Senato dovrebbe esserci la maggioranza per votare “sì” alla richiesta di autorizzazione a procedere ed almeno per questo Salvini potrebbe passare alla storia, insieme a colleghi illustri dal passato poco chiaro (come i conti della Lega) in un ricorso storico che è quasi divertente, perché proprio da quelle autorizzazioni a procedere (parliamo di Craxi, Forlani e compagni) prese vita l’establishment della casta leghista la cui triste storia potrebbe essere messa a rischio da un’altra autorizzazione a procedere.

Intanto stiamo a vedere e ad aspettare le grida di “Santo subito” da parte dei fedeli di Medjugorje della cui madonna, dopo il pentimento e il mi dolgo del post Papeete,  Salvini si è già dimenticato. Adesso è impegnato con l’autocelebrazione del “Ho deciso di andare davanti a un tribunale”. Che uomo.

Peccato che in occasione della questione sui fondi russi non sia andato nemmeno in Parlamento.

 

(12 febbraio 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 




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