di Daniele Santi #Esteri twitter@gaiaitaliacom #Politica
Così Luigi Di Maio ed il presidente del Consiglio Conte si sono reciprocamente mostrati muscoletti giocando a “io sono più bravo di te in politica estera”, ed esponendo l’Italia alla peggiore figuraccia degli ultimi anni, in una situazione esplosiva che potrebbe precipitare in men che non si dica.
Nei giorni scorsi Di Maio e Conte hanno cercato di perpetuare la loro narrazione sempre a metà tra la favoletta ed il miracolistico dicendo, in soldoni, che avrebbero fatto incontrare i due grandi nemici dello scacchiere libico Fayez al Sarraj con Khalifa Haftar i quali, grazie alla loro illuminata guida, avrebbero trovato un accordo. E’ del tutto irrilevante per i due grandi statisti [sic] che la posta in gioco sia altissima e che non ci sia tempo per gli scherzi o la politica da bar. Nemmeno Stati Uniti e Russia (che deve tenere Erdogan tranquillo) stanno cavando un ragno dal buco, immaginiamoci dei lillipuziani della politica estera come di Maio e Conte. E infatti l’incontro non c’è stato e tutto si è risolto con l’ennesima figuraccia delle più belle che vanno sempre in coppia, soprattutto se c’è da contrastarsi. Non è chiaro se a spingerli verso il suicidio siano il protagonismo, la sprovvedutezza o la cattiveria della gente. Ma c’è da riflettere.
O almeno ci sarebbe. Se non altro sulle ragioni che hanno spinto un affabulatore da bar come Luigi Di Maio, la cui impreparazione è direttamente proporzionale alla sua voglia di sentirsi qualcuno ed al suo pensare di esserlo diventato, a non dire no all’incarico di ministro degli Esteri, dev’essere stata incoscienza, ma nessuno glielo ha detto. Ed hanno fatto male. Le figuracce che l’Italia sta rimediando, il suo isolamento europeo, il suo mettersi a traino di soluzioni di altri quando è sempre stata l’Italia a dettare la politica estera in quell’area testimonia quanto poco valgano coloro che pensando di valere si sono prima candidati, poi sono stati eletti da un popolo di elettori sordi e ciechi e poi non hanno avuto l’umiltà di accontentarsi del potere politico ottenuto grazie agli elettori sordi e ciechi di cui sopra, volendo tutto senza sapere come governare quel tutto.
Un’incoscienza che è testimone del politico di bassa lega rappresentato da questi signori che stanno lì senza nemmeno sapere come, protagonisti di un perverso esperimento tanto più grande di loro (e di noi), e che sono abilissimi nella politica da cortile (o da bar) – che è la politichina interna che praticano come praticherebbero prostitute – completamente ignari che la politica che conta è quella estera ed è lì che bisogna farsi valere perché se non ti fai valere sei Di Maio. Cioè, sei finito.
(15 gennaio 2020)
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