di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #Poveracci
Subito dopo l’atteso e reiteratamente annunciato annuncio dell’UE sulla possibile procedura d’infrazione per debito eccessivo, un mese di tempo per metterci l’ennesima pezza, ne parla qui su Radiogaiaitalia.com con grande chiarezza il nostro Vittorio Lussana, è arrivato il grido di dolore del ministro del Lavoro che non sa cos’è il lavoro, vicepremier per dea bendata. “E’ colpa del PD…”, ha detto senza l’accento sulla “e”. Nemmeno lui, il ministro del Lavoro che non sa cosa sia il lavoro, sa di essere tanto lontano dalla verità, perché semplicemente lui non sa. E’ giovane, è inesperto, è arrogante, è prosaico, incolto e incapace. E, soprattutto, non c’era.
La triste storia del debito pubblico e delle pezze clamorose per evitare che l’UE ci sprofondasse nella fossa delle Marianne, risale agli anni ’70 quando i governi DC, poi quelli a guida Craxi e tutti gli altri al seguito – tutti, fino ad oggi – hanno pensato di poter vivere in eterno facendo debiti che sarebbero ricaduti sulle generazioni successive. In tempi recenti, a parte il governo di Romano Prodi (parliamo del primo), tutti hanno giocherellato col debito pubblico senza riuscire, perché l’Italia è un paese che ti fa lo sgambetto semplicemente perché stai dove stai, dicasi invidia sociale, a mettere in campo proposte politico-economico-programmatiche che fossero in grado di rimettere in piedi l’apparato produttivo del paese preda di tycoon che si fanno leggi per loro, imbecilli che governano, incapaci che pontificano, politici dalla dubbia provenienza, giornalisti servili che prendono lo stipendio dai grandi gruppo. Tutti i governi: da Berlusconi a D’Alema, da Letta a Renzi a Gentiloni, per arrivare all’attuale governo, hanno danzato sul cadavere economico del paese come se non ci fosse domani. E infatti domani non ce n’è. O almeno, ci sarà un domani alle condizioni dell’Europa.
Chiarisco, per quei pochi che vogliano capire, che la scelta di portare avanti la procedura d’infrazione con relativa multa (qualcosa come 3 miliardi e mezzo di euro) è una scelta politica, cioè portata avanti dai singoli governi dell’UE che decideranno, con i loro parlamenti, se applicarla o no. L’UE, o meglio la commissione europea, la applicherà. In soldoni significherà avere qualcuno, non la troika delirata dai dementi il cui movimento va dagli adepti di scientology ai terrapiattisti passando per chi sostiene che le sirene esistono (falliti!), ma funzionari preparati che ci faranno i conti in tasca.
Risposte dal governo? Il deficit aumenterà, e quindi il debito pubblico, e non si torna indietro perché per questi al governo dal giugno scorso senza fare nulla per il paese tra veti incrociati e dichiarazioni d’amore alla madonna sono convinti di andare avanti.
C’è la solita scappatoia, una manovra da 4 o 5 miliardi di euro da fare subito. Come? Non si sa, perché questi non hanno idea di cosa fare, figuratevi se possiamo averla noi. Per ora e fino a quando questo governo non risponderà – 30 giorni di tempo tictactictactictac – all’UE avremo a che fare soltanto con i proclami teocratici di Salvini e con le demenziali analisi di Di Maio.
“Sono anni che diamo senza ricevere, o che riceviamo meno di quanto ci spetterebbe, anni che siamo totalmente ignorati sulla questione migranti, ad esempio. Ci lasciano tutto il peso e, come se non bastasse, poi ci fanno pure la morale. Così non va bene, così è troppo facile” attacca il vicepremier che poi indica i colpevoli del debito fuori controllo dell’Italia. Ora si parla tanto di questa possibile procedura di infrazione e sapete cosa riguarda? Riguarda il debito prodotto dal Partito Democratico nel 2017 e 2018…”
(6 giugno 2019)
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