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Chi ha distrutto il PD?

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di Marco Biondi #Lopinione twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Ho letto recentemente dei commenti feroci ad un post di Deborah Serracchiani. Commenti rancorosi, pieni di odio. Commenti che accusano la gestione Renziana di aver distrutto il Partito. E lì a parlare di Banche, di Articolo 18, di Jobs Act. Tanti commenti di ispirazione “sinistra storica”.

Credo sia opportuna una riflessione seria.

Non so questi commenti da dove arrivano. Immagino da elettori che ora si sono innamorati dei 5Stelle. Infatti è un continuo richiamarsi “alla sinistra”, alle origini  del PCI, ai lavoratori. Gente delusa dal PD che vorrebbe tornare ai tempi della vecchia sinistra barricadiera, e ferocemente critica verso il periodo riformista a guida Renzi.

Allora vogliamo cercare di capire quali sono le politiche che si possono definire di sinistra oggi rispetto a quelle che si sono fatte fino al secolo scorso? Perché è innegabile che, qualcosina, sia cambiata nella concezione dell’economia rispetto agli anni 70/80.

Che piaccia o no, alla base di qualunque scelta politica c’è l’economia. La capacità del Paese di produrre ricchezza e posti di lavoro. Poi la politica deve garantire che ciò avvenga nel rispetto dei diritti dei lavoratori e con una imposizione fiscale equa, ma “democratica”, che si assicuri cioè che tutti paghino le tasse che devono.

Tutti gli altri discorsi sono vuoti di significato. Parlare delle politiche degli anni ’80, non è solo antistorico, ma è fuorviante perché lascia l’illusione che si possa tornare a quei tempi, che non esistono più. Perché allora l’economia del Mondo era limitata ai pochi Paesi sviluppati economicamente in Europa, alla Russia e agli Stati Uniti. Oggi l’economia è davvero globale e dobbiamo fare i conti con tutto l’oriente (non solo la Cina), e con l’Africa che nel giro di pochi anni diventerà una nuova potenza economica mondiale.

E dobbiamo fare i conti con una rivoluzione tecnologica che stravolgerà il modo di produrre ricchezza. Se lo facciamo restando legati alle vecchie concezioni, rischiamo di fare la fine del Venezuela e di quei Paesi che hanno dato retta ai populisti di turno, che garantendosi ricchezza ed impunità, hanno devastato le economie dei loro Paesi.

Un partito, o movimento politico, che abbia a cuore gli interessi della popolazione, deve, prima di qualsiasi altra cosa, concentrarsi su una economia competitiva e funzionante. Solo successivamente ci si potrà concentrare su chi ha meno, sulla riqualificazione delle periferie, sui sostegni al reddito. Che piaccia o no, l’epoca Renziana aveva indirizzato i suoi interventi proprio su questi temi. Il Jobs act, il Rei, la credibilità internazionale per attirare investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture. E, contemporaneamente diritti civili e riforma costituzionale.

Chi nega l’importanza e la correttezza di quanto fatto, è fuori dalla storia. O, più semplicemente, lo fa per continuare a godere dei privilegi che sarebbero spariti con una democrazia maggiormente al passo coi tempi. Parliamo di cosa si può fare meglio, ma non illudiamoci che stravolgendo questa impostazione, si possa andare molto lontano.

Chi ha cercato di farlo è stato spazzato dalla Storia, come dimostrano i risultati elettorali dei partiti legati alla sinistra tradizionale nei vicini paesi europei.

Se poi qualcuno vuole restare critico a tutti i costi, ricordo che la sinistra della quale hanno tanta nostalgia, non ha mai vinto nulla. Così, giusto per restare con i piedi per terra.

 

 




 

(25 febbraio 2019)

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