di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Società
Prendiamo atto con favore della ferma volontà dell’attuale pontefice, Papa Francesco, nel voler fare chiarezza in merito ai numerosi episodi di pedofilia verificatisi all’interno delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche. L’idea di organizzare un Sinodo che entrasse nel merito di questi crimini, dotandosi di nuovi strumenti per contrastare tali forme di alienazione, può rappresentare l’inizio di un’indagine capace di liberare molti religiosi da certe deviazioni maligne e insinuanti. Siamo cioè di fronte all’avvio di un percorso coraggioso, che potrebbe risultare utile a combattere una patologia la quale, a nostro parere, rischiava d’ingabbiare il cattolicesimo all’interno di un girone infernale, composto unicamente di dannose ipocrisie e patetiche rimozioni. I cattolici, in qualche modo, avevano bisogno di guardarsi allo specchio, per non risultare perennemente in ritardo nei confronti della modernità. Era cioè necessario fare pulizia innanzitutto in casa propria, prima di pretendere di indirizzare il mondo verso le vie della rettitudine e della salvezza escatologica, senza inutili negazioni, né giustificazioni di sorta. Bisogna essere risoluti di fronte al male, dimostrando il coraggio di aggredire questa deviazione, per riuscire a combatterla con estrema decisione. Ma per far questo, diviene altresì necessario individuare un sentiero che sappia essere scientifico prima che teologico o moralistico, poiché non vi è modo alcuno per identificare le cause traumatologiche di tale disturbo, né esistono certezze di natura psichiatrica, ormonale, cromosomica o genetica che identifichino i soggetti malati. Si tratta, infatti, di un’ossessione che, al momento, non possiede alcuna cura psichiatrica. E che, esattamente per questo motivo, deve prevedere sanzioni severe, oltre a uno sforzo significativo, sia della Chiesa di Roma, sia dei suoi fedeli, lungo il versante della prevenzione educativa, affrontando finalmente la questione d’insegnare ai minori come riconoscere ed evitare queste terribili insidie. Non sempre è possibile combattere il male con le armi dell’amore e della tolleranza. Pertanto, così come laicamente abbiamo combattuto, in passato, i cattolici in difesa di alcune posizioni da loro considerate ingiustamente estreme, allo stesso modo consigliamo loro di utilizzare, oggi, il nostro stesso ‘metro’, ricorrendo alla castrazione chimica dei soggetti che risultano affetti da tale disturbo. Almeno sino al giorno in cui verrà individuato un nuovo indirizzo terapeutico, che possa consentire un graduale, ma accertato e definitivo, recupero riabilitativo da questa forma assurda di parafilia. Allo stato dei fatti, non si può far altro che reprimere, con pene severe e soluzioni drastiche, questa deviazione terrificante, che ci pone tutti quanti innanzi a una frontiera tanto inconcepibile, quanto estrema. Non tutte le “pecorelle smarrite” possono essere salvate, se non ricorrendo a metodi che possono apparire inflessibili o estremamente severi. Come quando si è costretti a stordire qualcuno che rischia di annegare tra le vorticose correnti di un fiume, al fine di riportarlo a riva. Per sconfiggere il male più estremo, talvolta è necessario ricorrere a estremi rimedi.
(22 febbraio 2019)
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