L’Agente Provocatore invade anche il tempo libero dei lavoratori dipendenti #Visioni di Mila Mercadante

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di Mila Mercadante #visioni twitter@gaiaitaliacom #tempolibero

 

 

Moltissimi italiani hanno individuato in Renzi e nel renzismo il culmine della decadenza del partito democratico e della sinistra. Il partito inteso come agenzia del lobbismo più spinto ha disilluso definitivamente e inequivocabilmente, non tanto per la questione in sé – che non rappresenta di certo una novità o un’esclusiva italiana – quanto per il fatto che prima di Renzi certe cose si facevano molto meglio, se non altro con accortezza e senza l’insopportabile spocchia esibita da tutti i componenti del cosiddetto giglio magico. La Leopolda, per esempio, era la teatralizzazione sfacciata di un intento programmatico preciso: l’indifferenza per i bisogni dei lavoratori, il rifiuto dell’idea(le), il rifiuto di ogni tentazione di intellettualismo a favore della libertà di slogan, del pragmatismo e dell’affarismo. Governare sotto la protezione e sotto le direttive degli organismi sovranazionali del lobbing è questo, non può essere altro.

Uno degli ultimi ricordi spiacevoli lasciati da Renzi prima delle elezioni è stato l’aver invocato il licenziamento di un’insegnante siciliana trasferitasi in Piemonte, la precaria Lavinia Flavia Cassaro, perché aveva inveito contro i poliziotti durante una manifestazione antifascista. Contro di lei sono scattati una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale e un procedimento disciplinare da parte del Ministero dell’istruzione. Se la signora non fosse stata immortalata dalle telecamere il caso mediatico non sarebbe scoppiato, e se non fosse scoppiato non avremmo potuto rimarcare un dato di fatto assai grave, vale a dire che Renzi – dunque il PD – ha usato l’insegnante per lanciare un messaggio a tutti i dipendenti pubblici: non vi si licenzierà soltanto per il comportamento che assumerete sul luogo di lavoro, bensì anche per quel che farete al di fuori, nel vostro tempo libero. Il sospetto che le telecamere non fossero lì per caso è legittimo.

La figura ormai molto rilevante dell’agente provocatore non è presente solo in ufficio ma viene utilizzata dovunque, per strada come sui social, ed è considerata dalla Corte di Cassazione – così come dalla legislazione europea – assolutamente legittima. La provocazione diventa un valido strumento di indagine, a patto che essa non risulti essere il solo motivo scatenante di un reato. Come si possa dimostrare che l’agente provocatore rappresenti una concausa e non la causa è un mistero, intanto resta chiarissimo l’intento del governo uscente, malgrado il fatto che sin dal 1993 gli insegnanti e i datori di lavoro stipulano un contratto individuale, privato, quindi il rapporto di lavoro riguarda esclusivamente le prestazioni lavorative. Se adesso riguarda anche il “fuori”, significa che il lavoratore è sottoposto a un controllo totale, cosicché il rischio di licenziamento aumenta a dismisura.

Il M5S – che personalmente ho sempre ritenuto il gemello diverso del PD e che invece viene largamente percepito come “antisistema” – nel suo programma sulla giustizia promette di ricalcare le orme dei predecessori, ampliando il campo d’azione anche alla P.A. Testualmente vi si legge: Agenti sotto copertura. Introduzione per i reati contro la P.A. della figura del cosiddetto agente provocatore, già utilizzata per altri reati, per favorire l’emersione del fenomeno corruttivo che per sua natura non trova l’interesse processuale di alcuna parte coinvolta”. Si parla di fenomeno corruttivo, ciò non toglie che l’agente provocatore possa svolgere compiti diversi, creando episodi simili a quelli che hanno coinvolto Lavinia Flavia Cassaro.

Sottolineo, per finire, un altro particolare: sui social la gran parte dei cittadini lavoratori dipendenti adopera identificativi fittizi anche per tentare di proteggersi da controlli ed eventuali ritorsioni da parte dei datori di lavoro. Esporsi col proprio nome e cognome è un lusso che solo personaggi noti, lavoratori autonomi e pensionati si concedono senza patemi. Il timore diffuso di mettere a repentaglio una carriera è indicativo del volto trucido di una politica e di una giustizia al servizio dell’ideologia dominante, ormai fieramente pronta a castigare anche il tempo libero dei lavoratori.





 

(22 marzo 2018)

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