di Il Capo
Non siamo costituzionalisti preparati come Luigi Di Maio, conosciamo i congiuntivi e cerchiamo di usarli. Non amiamo il M5S, lo si capisce solo dando una scorsa ai nostri titoli, ma questa di chiedere ai giudici di valutare l’ineleggibilità di Virginia Raggi a causa del contratto firmato con il Vate del Sacro Blog ed i casaleggici associati ipotizzandone addirittura la decadenza è stata una stupidaggine. E giustamente i giudici hanno detto picche. Rigettando il ricorso. Virginia Raggi non solo era eleggibile, ma è stata eletta e rimarrà Sindaca di Roma per insegnare ai posteri che le azioni hanno conseguenze e questo può più di mille ricorsi. Battute a parte, non siamo nemmeno esperti di diritto, ci viene però da chiederci per quale motivo Raggi non avrebbe avuto il diritto di firmare ciò che le pareva giusto firmare, sottoscrivendo la penale che le pareva opportuna. La contestazione non può essere quella, ma deve piuttosto essere puntuale sull’operato, o meglio sul non-operato, di Virginia Raggi la Favolosa. E data la lunga sequela di scemenze inanellate dal PD negli ultimi mesi non stupisce nemmeno più di tanto che qualche esponente abbia sostenuto il legittimo ricorso.
Lasciamo ai romani, se ne avranno voglia, il compito di giudicarla, rieleggerla o costringerla alle dimissioni a causa del suo (in)operare. Tutto il resto è già visto e non serve a niente. Se poi si volesse obbiettare che la favolosa Sindaca non risponde ai cittadini, ma a un direttorio allora tutto assumerebbe valore di battaglia politica per Roma e non contro Raggi.
(17 gennaio 2017)
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