di Paolo M. Minciotti
Un’associazione LGBT kenyana ha reso nota l’umiliante pratica delle ispezioni anali ai cittadini che vengono arrestati con l’accusa di omosessualità. La pratica dell’ispezione anale, una pratica barbara di scimmie decerebrate che considerano l’omosessualità vera o presunta soltanto una perversione sessuale fine a sé stessa – come se la sodomia non fosse praticata con allegria anche dalle coppie eterosessuali – , viene comminata dai giudici e quindi praticata da medici ed infermieri a presunti omosessuali, costretti a subirla, violando in questo modo i diritti umani fondamentali.
Posto che l‘ispezione anale non determina in alcun modo l’omosessualità di chicchessìa, l’accusa di omosessualità in Kenya è punibile con pene fino a 14 anni di prigione e le autorità utilizzano i mezzi più fantasiosi per arrestare coloro che ritengono essere gay. Gli arresti sono spesso arbitrari e condotti in modo del tutto illegale o sulla base di anonime delazioni, senza diritto alla difesa, e con “prove” ridicole. Le pratiche che i medici utilizzano per le loro “ispezioni” rasenta il sadismo (qui trovate la notizia in inglese).
Per i politici kenyani l’omosessualità nel paese non esiste ed è un “vizio” occidentale di recente “importazione”.
(17 gennaio 2017)
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