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Bossi silura Salvini: “La base non lo vuole” o della vendetta della gerontocrazia

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umberto-bossi-02-matteo-salvinidi Daniele Santi

 

 

 

 

 

 

Umberto Bossi corre in soccorso dell’antico sodale Silvio Berlusconi che, “esse” biascicate e dentiera traballante, ha annunciato la sua ennesima discesa in campo per l’ennesimo miracolo italiano. Il presidente della Lega si lascia definitivamente dietro le spalle gli scandali finanziari nei quali ha sguazzato con la sua famiglia, e con le telecamere a favore silura Matteo Salvini, la sua idea di Lega nazionale e tutti i sogni di onnipotenza dell’uomo con la felpa, conosciuto anche come l’europarlamentare che in Europa non c’è mai. Voce strascicata e concetti vecchi come il cucco, l’antico leader che teneva in pugno l’ex cavaliere ora ometto di Arcore, ha detto chiarissimamente che Matteo Salvini non piace alla base della Lega e che quindi va silurato. In quanti lo seguiranno non ci è dato saperlo, è certo che quei voti che dovessero fuoruscire dalla Lega finirebbero ai 5Stelle. E non è una buona notizia.

 

Matteo Salvini da parte sua è stato ospitato in diretta radiofonica a Radio24 dal suo amico Oscar Giannino, quello della laurea che non c’era e dei master negli Stati Uniti che non c’erano nemmeno loro, capace giornalista-pensatore-economista, soprattutto quando fa domande e risposte insieme, autotrombatosi alle ultime elezioni addirittura prima dell’agone, che gli ha caritatevolmente offerto il microfono affinché il Salvini potesse proferire il consueto immondezzaio di slogan vuoti, vuotissimi e richieste di primarie che nessuno gli permetterà mai di organizzare. Bossi e Berlusconi non sono soltanto i “condottieri” delle rispettive forze politiche, ma ne sono i “proprietari”. Salvini, suo malgrado, dovrà cedere, a meno di probabili nuove tregue armate. O farsi un bel partito di estrema destra con gli amichetti di Casapound e Forza Nuova che ha sdoganato insieme a Meloni a Roma nei mesi scorsi quando c’erano più oratori sul palco che gente in piazza. Perché Salvini è l’uomo dei trionfi. Proprio come il Trota.

 

A pochi giorni dal referendum la gerontocrazia che non vuole mollare il potere si ripropone. Sinistra presenza con la falce pronta a tagliare la testa ad ogni possibile riforma futura affinchè permanga lo status quo.

 
(28 novembre 2016)

 

 

 

 

 

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