
di Giovanna Di Rosa
E finalmente arrivò l’agognato verbo di Luigino Di Maio: “Abbiamo tutti contro”, proferì l’arguto ex webmaster che non conosceva come stavano le cose a Gaza e venne sbugiardato in patria dall’Arma, che aggiunse: “E’ solo l’inizio”. La frase a chiusura seminò il panico tra i romani che in massa pensarono di cambiare residenza perché immaginarono che “E’ solo l’inizio” si riferisse ai miracoli della giunta guidata da Virginia Raggi delle Lacrime da Dimissioni, insomma ad altri disastri. Invece no.
Quindi Luigino Di Maio da Sassari cita la teoria del “gomblotto!” tanto cara agli adepti alla setta che lo ha mandato incoscientemente in Parlamento. Citiamo Il Fatto Quotidiano che cita Luigino ex webmaster: “Chi pensava che governare Roma sarebbe stata una passeggiata si sbagliava. Ci siamo fatti tanti nemici, il sistema dell’acqua, dei rifiuti, il No alle olimpiadi, rendiamoci conto che verremo combattuti da tutte le parti”. Insomma il vicepresidente della Camera già iscritto ad ingegneria poi a giurisprudenza, primo ministro in pectore, ha infilato la solita serie di agghiaccianti banalità e non ha detto nulla. L’unica lobby è quella targata M5S al potere, e tutti sapevano che governare Roma è un’impresa titanica. Ma il punto non è quello: si vedano Livorno, Bagheria e ora Roma, ovunque il Movimento fondato da un grillo e gestito dal grillo, dal nipote del grillo e dal commercialista del grillo insieme ad una ditta milanese fondata da uno scomparso appassionato di fantascienza, governi, le città saltano in aria. Resiste Parma, ma le città emiliane vanno da sole e Pizzarotti, che alle porcate a 5Stelle ha detto no, è stato prontamente fatto fuori. Poi Luigino Di Maio si celebra: “Governare Roma è un atto di coraggio” (soltanto pochi mesi fa chi governava Roma era automaticamente tacciato di essere un privilegiato o un delinquente, come cambiano in fretta le cose…) e via con i bla bla bla e le conferenze contro la riforma costituzionale perché l’art.70 è “troppo lungo” [cit. Di Battista] ed ai 5 Stelle costa troppo leggerlo. Poi aggiunge che i nuovi vertici Ama e Atac verranno nominati “domani” (cioè oggi, ndr) perché non è noto a noi plebei, ma fanno la fila per occupare i posti dirigenziali delle due aziende municipalizzate con più problemi d’Italia, alle dipendenze di una giunta di scriteriati governata da una che risolve i problemi del traffico con le funivie, una fila che si va via via ingrossando dopo le dimissioni dei vertici di ATAC che lasciano alle loro spalle dichiarazioni al cianuro: “Pesanti ingerenze dell’assessore Meleo, giunta contro il piano industriale“, citiamo sempre Il Fatto Quotidiano. Rispetto a queste dichiarazioni, che non essendo riportate sul blog del Vate non esistono e non sono mai state pronunciate, Luigino Di Maio non proferisce il sacro verbo del nulla al quale ci ha abituati. Termina invece la sua fiera dell’imbonimento a Sassari dichiarando: “Noi a Roma vogliamo cambiare tutto e lo faremo“. Tremiamo al pensiero di come lo faranno nelle poche settimane di vita che restano alla giunta Raggi dei Miracoli, delle Funivie, del Libero Scambio, del No alle Unioni Civili, alle Olimpiadi, alle Torri dell’Eur, allo Stadio della Roma e del “Sì” ai maxiemolumenti del suo “cerchio magico” che non le servono, povera lei, se non a versare lacrime di frustrazione affinché dicano “Guarda, la Regina… Come soffre poverina”.
Uno spettacolo indegno.
(2 settembre 2016)
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