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Impopolarissimo articolo sugli Italiani furiosi per la vignetta di Charlie Hebdo

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Charlie Hebdo terremotodi Il Capo

 

 

 

 

 

 

 

Non amo per niente il vignettume di Charlie Hebdo, lo trovo greve, stupido, volgare, incolto, inutile, niente affatto raffinato, ed io amo invece l’umorismo british, non importa quanto nero, basta che sia sottile, freddo, che arriva come una stilettata della quale ci si accorge dopo qualche secondo. Ma i Francesi son così, si sono inventati la raffinatezza per dimenticarsi di essere grevi. E le due cose vanno insieme. Ma qui non vogliamo parlare dei Francesi. Vogliam parlar degli Italiani. Particolarmente degli Italiani infuriati per la vignetta di Charlie Hebdo sul recente terremoto.

 

Innanzitutto bisogna dire che ci sono vignette estremamente più vergognose di quelle di Charlie Hebdo, sono le “vignette disegnate” da quei politici schifosi che invece di investire i soldi che servivano, e che erano stati stanziati, per mettere in sicurezza gli edifici, particolarmente quelli scolastici e gli ospedali, hanno lasciato che quei soldi finissero chissà dove: i risultati sono lì, sotto i nostri occhi, perché la terra, è noto, ogni tanto si muove, essendo viva. E avendoci noi costruito sopra, spesso male, succede quello che è successo. A voi scegliere se più indignante la vignetta di Charlie Hebdo o il comportamento di questa gentaglia. Per favore evitateci i commenti su quanto voi sareste più bravi. I risultati dei Cittadini più bravi, più puri, più onesti e più coerenti degli altri li vediamo già a Roma.

 

L’Italiano si incazza: gli piace tanto far la voce grossa. Soprattutto con chi è lontano. L’Italiano grida moltissimo, normalmente non di fronte all’obiettivo dei suoi strali, rispetto al quale è normalmente invece umile, servile e anche un po’ leccaculo, che non si sa mai che – anche se lo odio – non mi possa essere utile. L’Italiano è prontissimo a chiamarti “figlio di troia”, ma guai se tu tocchi la su’ mamma, diventa un animale, o meglio tira fuori l’animale che ha dentro. L’Italiano si indigna con chi tocca i suoi dolori, ma passa sopra le parti politiche che lo solleticano – quel dolore – e che sulle vittime del terremoto, ad esempio, hanno detto di tutto e di più (non in prima persona, hanno mandato avanti i loro scagnozzi direttori, vicedirettori ed ex direttori di quotidiani): non dice “muh” sulle televisioni sciacalle che quel dolore glielo propinano giorno dopo giorno e che su quel dolore fanno profitti. No, lui è troppo impegnato – l’Italiano – a sentirsi buono perché è addolorato. E chi ironizza su quel dolore ironizza su quell’Italiano, così che via andare a suon di insulti. Perché il rispetto lo si chiede e basta, non lo si dona.

 

L’Italiano da social, poi, è una razza speciale: insopportabile, spesso razzista e tuttofobo, ignorante, sgrammaticato, cafone, incolto, burino e cialtrone, dedica la sua vita all’indignazione sul suo profilo. Comodamente sdraiato sul divano, rimpinzandosi di grassi e colesterolo, e possibilmente di bibite gassate, commenta un titolo o una foto senza approfondire, e si incazza amorte insultando a destra e a manca – detto per inciso è a quella fascia lì che si rivolge il M5S pescando nel nulla intellettuale, perché con un minimo di spirito critico, non li vota manco ‘sta mxxxxia – e che poi racconta agli amici, o alla moglie, che glien “ho dette quattro sur feisbuk a ‘sto str…!”. Pubblicato il post tutto finisce lì, indignazione compresa, fino all’indignazione successiva. Ebbene, la vignetta di Charlie Hebdo, che ripetiamo non amiamo, fa parte di quello spirito ammazzato a colpi di kalashnikov dall’Isis nell’orribile strage della redazione del settimanale per la quale tutti gli indignati da social avevano postato sui loro profili il patetico “Je Suis Charlie” che non sapevano nemmeno cosa volesse dire. Vedete come l’indignazione fluttui, Signori, ed abbia sempre obbiettivi differenti a seconda dello stato del vostro stomaco.

 

Così che non si pretende che si capisca che è proprio a coloro che della sicurezza degli edifici crollati e dei cittadini rimasti sotto le macerie, se ne sono altamente fregati prima del terremoto (e ad una burocrazia che impedisce di fatto la messa a norma di tutti gli edifici d’Italia), che la vignetta di Charlie Hebdo si rivolgeva – in maniera greve, insulsa e con una comicità che non amiamo e che riteniamo sbagliata –  ma che si capisca che l’Italiano da social è schiavo di se stesso e della sua pancia sì, si pretende – rebbe. Se si riuscisse a riconoscere al di là dell’indignazione da lavandaie che si manifesta, almeno un po’ di cervello.

 

Ora (tanto per cambiare) insultateci.

 

 

 

 

(3 settembre 2016)

 

 

 

 

 

 

 

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