di Daniele Santi
Sono diverse le elezioni alle quali ho assistito e partecipato come elettore, ed alle quali è uscita ridimensionata al 4% quando gli è andata bene, una Sinistra sinistra che doveva fare sfracelli presentando ad ogni elezione il candidato dei miracoli. Nel 2016 è toccato a Stefano Fassina, un ometto piccolo piccolo che non è animato da nessuna passione politica, ma solo da una personale ambizione, quella di essere qualcuno, e con un sogno nel cassetto: farla pagare cara a Matteo Renzi. Su quell’animosità Stefano Fassina ha costruito un progetto politico chiamato Sinistra Italiana che è miseramente naufragato appena sopra le solite percentuali dei post-comunisti, post-rifondazione, post-comunisti-italiani, post-vendoliani, post-tutto, mai schiodatisi, nel dopo Bertinotti, da percentuali tra il 3 ed il 4%. Insomma a sinistra del Pd non c’è sinistra che tenga, e politica sa quanto ce ne sarebbe bisogno.
Le colpe di Fassina? Moltissime. Non avere scelto un altro mestiere, ad esempio. O anche avere votato quando era responsabile economico del Pd e viceministro dell’economia nel governo Letta, tutte le leggi che poi ha contestato dopo essersi dimesso dal Pd (ma non dalla poltrona di parlamentare). Voleva vedere la sua forza elettorale? L’ha vista. Ee con la nuova legge elettorale sarà tra i tanti pre-trombati che odieranno Renzi perché sapenno che la nuova legge elettorale li spazzerà via, anche nell’improbabile caso servissero a qualcosa.
Stefano Fassina conferma di non avere nessun progetto politico con una azzardatissima analisi politica sulla quale ci sarebbe molto da ridere ed assai poco da dire: si sofferma infatti su una “richiesta di discontinuità” ed ammette di non essere riuscito “a dirottare verso Sinistra Italiana il dissenso a Renzi” dimenticandosi che avrebbe dovuto manifestarlo, quel dissenso, innanzitutto in un programma chiaro e non nebuloso come il suo futuro politico. Ma Fassina ha orgoglio, che è l’unica cosa che pare conti per lui, e conferma che non appoggerà Bobo Giachetti al ballottaggio, per ora, confermando di essere ferratissimo nel “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
Nel frattempo all’orizzonte, e per tre giorni, si staglia l’evento che innalzerà la sinistra bandiera del PCI che rinasce (vedremo quali saranno gli sviluppi perché se non ricordiamo male il simbolo è di proprietà del Pds, e potrebbero venirne sorprese) e Stefano Fassina ed il suo amichetto di dissenso Civati potrebbero anche avere il cattivo gusto di essere dalle parti di Bologna in quei tre giorni lì. Ditemi voi se sotto quella bandiera ce li vedete…
(7 giugno 2016)
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