di Il Capo
La serata televisiva del 5 aprile, ce la siamo dovuti seguire in streaming per far passare il tempo mentre i nostri tecnici trasferivano i nostri siti da un server all’altro, due ore e mezzo di agonia, è stata tutta un trionfo di informazione sul nulla dedicata ai vari Di Maio, Di Battista, Cuperlo (sostenuto dagli assist di Crozza, sempre più uguale alla caricatura di sé stesso, ormai ride solo Floris alle sue battute), e di D’Alema con il prode Ezio Mauro messogli al fianco da Lilli Gruber.
Chi ha visto le serate le ha ampiamente commentate sui social “a caldo” e davvero da commentare c’era molto: prima cosa l’assoluto essere “schierati” dei vari giornalisti e conduttori del caso (e solo a beneficio dei loro editori) su un fronte anti-governativo e in secondo luogo l’agghiacciante abitudine di fare domande agli ospiti non per avere risposte, ma per offrirgliele implicitamente, in quanto già contenute nelle domande poste. La serata a 8 e Mezzo che ha visto protagonisti Lilli Gruber ed un prevedibilissimo Massimo D’Alema è stata solo leggermente migliore della altre, perché Gruber è davvero una eccellente professionista, come ce ne sono poche in questo paese, ma anche in quel caso, dato che Massimo D’Alema rimane comunque un temibile pezzo da novanta della politica italiana nonostante il suo fare sornione e pacioso, non si è osato tanto. Soltanto Ezio Mauro, alla fine della trasmissione, ha ricordato all’ex presidente del Consiglio, che quella che la sua corrente trasmette al popolo del Pd è un “forte senso di fastidio nei confronti della leadership di Renzi che è comunque stato eletto con il 70% dei voti alle primarie” aggiungendo poi “di questo il vostro popolo si accorge“. D’Alema non ha naturalmente battuto ciglio: era assai impegnato a dire per poi negare, a fare battute sulla disciplina di partito rispetto al voto di Roma, salvo poi dire che avrebbe votato volentieri un “candidato all’altezza dei problemi” della città; era troppo impegnato a dire “sono impegnato in una conferenza a New York il 18”, cosa che “rende difficile la mia partecipazione al voto del 17”, ma anche lì ambiguità e necessità “di prendersi una riflessione” sulla questione referendaria.
Sulle altre reti Suor Cuperlo, ringalluzzito dalle pessime battute di Crozza in apertura di programma di Giovanni Floris, pessime non perché dirette al presidente del Consiglio, ma perché qualunquiste, che affondano nel populismo, che non hanno una base di cultura politica e vivono della questione del momento che è già vecchia prima che Crozza vada in scena, e i bugiardissimi Di Maio e Di Battista con i loro teoremi complottisti ai quali non credono nemmeno loro e dei quali anche l’elettorato, a parte quello che nel M5S si riconosce come ieri si riconosceva in Berlusconi e nella Lega e si riconoscerà domani nel prossimo che griderà più forte del Sacro Guitto, ormai si è stancato. Quindi le solite domande di giornalisti alle dipendenze della linea editoriale della rete, con tanti saluti all’indipendenza ed all’obbiettività. Oggetto della disputa? Renzi, Renzi, Renzi, quando ci sarebbe tanto da dire su tante questioni che riguardano certamente Renzi, ma anche i rappresentanti di partiti che sono incapaci (lo sono stati con Berlusconi lo sono ora con Renzi) di offrire soluzioni politiche chiare alla comparsa tutta italiana dell’uomo sul quale si concentra ogni potere.
L’informazione? Prona al potente. Non a quello centrale (certo la Rai lo è, con pochi margini di indipendenza), ma al suo editore: vale per Mediaset, vale per La7 (i sondaggi dei Tg di Mentana sono quasi patetici non per le tendenze che offrono, ma per il modo in cui vengono presentati) ed i conduttori televisivi – quasi nessuno si salva, forse la sola Lilli Gruber – credono di essere indipendenti avendo in studio i soliti che gridano le stesse cose da trent’anni, basta che siano contro il governo in carica. Davvero non si sa chi è più patetico: se le cariatidi della vecchia politica del so tutto io e gli altri sbagliano tutto o i poveracci che pur di non rimanere senza lavoro, schiavi dello 0,1% di audience in più, danno loro ancora spazio.
(6 aprile 2016)
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