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Intervista a Gianfranco Maccaferri del quale pubblichiamo: “Io sono Rohita, lo tsunami in una vita”

Gianfranco Maccaferri 05di Gaiaitalia.com

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono incontri che nascono per caso, persone che scopri lentamente ed alle quali ti uniscono profondità ed invisibili che sai che sono lì, ma che non lasci uscire fino a quando  non incontri qualcuno con cui condividerle. Gianfranco Maccaferri è un uomo con cui si può condividere, è un nostro collaboratore molto seguito e dal 5 aprile è anche un autore della nostra scuderia giovanissima ed appena nata: pubblicheremo proprio in quella data infatti, per ora solo in ebook, il suo primo, bellissimo romanzo “Io sono Rohita, lo tsunami in una vita” (Ebooks di Gaiaitalia.com, € 4, 80), un romanzo ambientato in Sri Lanka subito dopo lo tsunami del 2004 che devastò la splendida isola un tempo nota come Ceylon. Il romanzo è un frammento di tempo e di spazio che si cristallizza sulle belle pagine di Gianfranco Maccaferri, tra sentimenti e storia ed usanze dell’isola. Un romanzo imperdibile del quale parliamo con l’autore in questa intervista.

 

Due parole per presentarti ai tuoi lettori…

Sono nato nel 1960, in un caldo talmente esagerato che è addirittura ostile per la vita… questa era la Libia! Il paese dove sono stato sino all’arrivo in Valle d’Aosta in un gelido febbraio. L’escursione climatica che ho subito è paragonabile a quella del cambio dell’umanità che mi circondava. Poi una vita come tanti: lo studio, la fabbrica, i lavori in albergo, ancora lo studio, i tanti innamoramenti e i pochi amori… poi casualmente la fotografia. “Scrivere con la luce” mi ha costretto a studiare intensamente, approfondire molte discipline attinenti l’immagine e poi la tecnica che mi ha spinto a ritroso, verso i procedimenti antichi. La necessità di guadagno per sopravvivere dignitosamente non era coerente con le ricerche che perseguivo, ma anche l’attività mi assorbiva ogni energia e troppo poco rimaneva da dedicare alle persone che mi circondavano. Così a trentotto anni mi sono ritirato da tutto e mi sono dedicato a ciò che offre la vita quotidiana vissuta serenamente. Il lavoro prosegue, diverso, ma con soddisfazioni a volte sorprendenti: missioni umanitarie all’estero, un po’ d’impegno per i diritti civili, attenzioni verso chi mi vive accanto… Curiosità verso tutte le persone che, per cultura e provenienza, hanno da raccontare la loro vita e i tanti pensieri distanti da ciò che mi circonda.

 

Come nasce Gianfranco Maccaferri scrittore?

Ho scritto articoli sulla fotografia, sui suoi autori, un libro sulla storia della fotografia in Valle d’Aosta dal 1870 al 1980, ho poi proseguito con alcuni testi sui trattamenti fotografici antichi… Questo da giovane. Poi mi sono occupato di costruire e veicolare messaggi di utilità pubblica rivolti alla popolazione. Sono stato responsabile editoriale per la Protezione Civile Italiana con la quale si è editato un opuscolo stampato e distribuito in quasi 6.000.000 di copie, mi sono dedicato anche a costruire giochi didattici, a fare sceneggiatura e regia di film, a ideare immagini grafiche e loghi, sempre per la comunicazione pubblica. Alcuni lavori sono stati esportati all’estero e così ho avuto l’opportunità di lavorare anche per altri stati. Un giorno, chiacchierando con un amico che poi ho scoperto essere un editore on-line, è nata l’idea di scrivere racconti dedicati a luoghi, usanze, costumi, mentalità di paesi e persone che ho conosciuto. Ne avevo talmente tante di storie o situazioni da raccontare che inizialmente si è editata una storia alla settimana… Trascorsi molti mesi l’appuntamento è diventato quindicinale.

 

Sei stato un conosciuto fotografo e hai operato nel campo culturale di alto livello per moltissimi anni, raccontaci un po’ il tuo passato…
A 22 anni ho fatto la mia prima esposizione fotografica, a 23 ho aperto uno spazio espositivo fotografico ad Aosta, a 24 ho scritto il primo libro sulla storia della fotografia nella mia regione. Poi ho collaborato con Lanfranco Colombo del Diaframma di Milano e assieme a lui abbiamo costruito diversi momenti culturali coinvolgendo i più prestigiosi fotografi dell’epoca. A 28 anni sono stato chiamato ad insegnare allo IED (Istituto Europeo di Design) e ho proseguito a fare mostre e a organizzarle sino a 39 anni. Tutto questo mi ha permesso di collaborare e conoscere fotografi fondamentali per la cultura fotografica italiana come Ghirri, Basilico, Traverso, Radino, Cresci, Migliori e decine di altri e così per i critici e storici della fotografia come Valtorta, Colombo, Schwarz, Fontana, Cavanna… A 39 anni ho cambiato vita, interessi, motivazioni, lavoro.

 

Quali le connessioni tra la scrittura e la fotografia (o viceversa)?

La fotografia non rappresenta mai la realtà, ne descrive soggettivamente una situazione limitata nello spazio e nel tempo, esclude tutto quello che il fotografo non vuole che sia rappresentato e concentra l’attenzione su dei particolari estrapolati dalla complessità dell’insieme. Un fotografo, consapevole del linguaggio che sta utilizzando, compone in un rettangolo un’immagine utilizzando la sintassi e i codici specifici della fotografia, costruendo un racconto denso di significati al di là dell’imitazione della realtà che rappresenta. Con la scrittura adotto gli stessi parametri.  Del resto è bene ricordare che: foto-grafia = scrivere con la luce.

 

Tieni una rubrica* per il nostro giornale che è tra le più seguite, alla faccia di chi dice che la letteratura sui giornali on-line non funziona…

Io tutte le mattine vado in edicola e compro un quotidiano, lo leggo mentre faccio colazione al bar. Un bel momento per iniziare la giornata, un’abitudine che mantengo da quando ho 22 anni. Ho conservato il piacere di leggere quotidianamente le notizie politiche, di cronaca, ma anche gli approfondimenti e le proposte culturali. Così nel web cerco commenti su altri argomenti dedicati alle diverse saggezze di intendere le situazioni, ai diversi “pensieri” che difficilmente trovano spazio nella stampa quotidiana o periodica. Credo che una persona comune non ha nessuna esigenza di conoscere in tempo reale la cronaca o la politica, nel web invece sembra che ci sia la rincorsa a chi dà per primo la notizia, come se la popolazione vivesse in attesa di chissà quale rivelazione. Spesso il web insegue la notizia fine a se stessa. Una cronologia incessante di avvenimenti che accomunano e rendono simili gravità molto differenti: stermini affiancati a cronaca rosa, fatti vicini e lontani, notizie che possono modificare il proprio vivere quotidiano e altre che neppure lo sfiorano. Tutte news date in pasto all’utente per frammenti, aggiornamenti che si intersecano e confondono. Nel web cerco altro. Io credo che le persone hanno necessità di capire il perché succedono certi fatti, di confrontare opinioni diverse, di essere stimolati ad aprirsi verso pensieri non omologanti. Le opinioni come gli approfondimenti e i confronti, costituiscono la differenza tra chi propone cronaca e chi invece crede nelle idee, nei tanti pensieri possibili. Probabilmente non sono il solo a cercare questa tipologia di approfondimenti se, una rubrica dedicata a racconti brevi, viene letta costantemente e da molte persone che sembrano essere fidelizzate al genere.  *(ci riferiamo alla rubrica “Storie” che raccoglieva racconti brevi, ora sospesa e sostituita da “Il Cercopiteco”, ndr)

 

Uno spazio che la stampa oggi difficilmente concede, nel web invece è possibile
Il racconto breve è storicamente legato alla stampa quotidiana e periodica. Tutti i più prestigiosi quotidiani o settimanali del mondo, nella loro storia, hanno ospitato racconti brevi, anche di autori famosi. Erano appuntamenti che fidelizzavano il lettore a una testata. Probabilmente questo spazio, oggi abbandonato dalla carta stampata, viene recuperato intelligentemente dalle redazioni on-line. Un atteggiamento lungimirante, un investimento che sicuramente segna la trasformazione profonda in atto nel proporre al pubblico un giornale. Sulle pagine del quotidiano G naiaitalia.com scrivo racconti brevi, storie che richiedono, per essere lette, solo 15 minuti di tempo e in cambio spero di offrire alcuni punti di vista e di riflessione su come vivono e cosa pensano le persone che ci circondano. Un conto è leggere un’opinione, altro è addentrarsi nel racconto di chi vive concretamente la nostra realtà ma difformemente da noi in quanto diverso per religione, colore della pelle, orientamento sessuale, cultura…o tutto questo insieme.
Io-sono-Rohita-Copertina-00-400pixelCome nasce “Io sono Rohita”?

Un racconto breve che diventava sempre più interminabile. Ho provato a suddividerlo in due, poi in tre, ma così rimanevano solo dei singoli capitoli della vita di un uomo che richiedeva ben altro spazio per essere affrontata. Eppure è una vita normale con gioie, amori, dolori, tragedie, situazioni al limite del raccontabile… Una vita vissuta ai giorni nostri, ma con pensieri ed etica antichi, spesso dimenticati. Attraverso la quotidianità di un uomo semplice si possono percepire le modalità di pensiero, di morale, di lontananza o di condivisione verso i fatti che ci circondano. Ho raccontato le vicissitudini di una persona come tante, che vive il suo tempo e che direttamente o di riflesso subisce, sfugge o diventa attore dei grandi eventi. È una storia vera, reale, tutti i momenti raccontati sono la vera vita vissuta da Rohita. Cinque anni ad ascoltare ogni particolare, ogni emozione, ogni pensiero.
Come mai in Sri Lanka?
Il paradiso terrestre contiene tutto: spiagge coralline, giungla impenetrabile, terreno fertilissimo, acqua in abbondanza, animali pericolosi rispettati e difesi. Una natura generosa o forse esagerata e il sorriso stampato comunque e sempre sul volto di chi ci abita.Questi elementi contribuiscono a vivere e pensare la vita in modo molto differente da chi abita in ambienti ostili per clima, territorio, discriminazioni culturali, stress occidentale. Sono partito dal paradiso terrestre per raccontare la vita di un uomo semplice, della sua quotidianità in un ambiente generoso. Ma è anche un ambiente che è stato e viene “contaminato” da persone di culture non in armonia con quell’isola… E poi lo tsunami che sconvolge tutto, nulla è più uguale a prima. Trovo interessante proporre modalità di pensiero, di costruzione della vita molto diverse dalle nostre, proporre anche una possibile convivenza, un intersecarsi che costringe a pensare e a ripensare tutto. Soprattutto capire gli altri, che non significa essere “buonisti” giustificando ciò che noi riteniamo negativo, ma apprezzare gli aspetti positivi che noi non conosciamo e che possono venirci utili, anche nel nostro quotidiano.
E’ un paese che hai visitato personalmente?
Andai in Sri Lanka per lavoro per circa tre anni, subito dopo lo tsunami del 2004. Frequentai quel paradiso terrestre in un periodo feroce, non solo per la tragedia provocata dalla grande onda, ma per la ripresa violentissima dello scontro tra l’esercito e le tigri tamil. Ovunque andavo c’erano attacchi suicidi devastanti, posti di blocco con troppi mitra puntati, bordi delle strade minati, stermini pianificati, auto e camion bomba lanciati senza freni verso i templi buddhisti affollatissimi… Eppure le persone erano serene nel loro quotidiano, la cortesia e la generosità le riscontravo ovunque e con chiunque. Il mio interesse era nel capire come potevano queste persone vivere compassionevolmente e contemporaneamente essere soldati e guerriglieri spietati. Per il governo dello Sri Lanka ho realizzato anche un opuscolo distribuito a tutte le famiglie scritto in singalese, tamil e inglese. Un libretto dedicato all’autoprotezione dagli eventi naturali, dalle mine disseminate nei territori contesi, dagli animali domestici e selvatici, dedicato anche alla cura dell’igiene personale e collettiva. Un lavoro che mi ha permesso di frequentare ministri, università, governatori, sindaci, imprenditori, ospedali e molte, davvero molte persone in tutte le provincie dello stato.
Che cosa della cultura di quel paese ti ha affascinato di più?

La serenità, la fatalità, il sorriso sul viso di chiunque sono tratti evidenti e facilmente percepibili tra le persone che s’incontrano sulle spiagge, nelle città, nelle coltivazioni del tè, nei villaggi prossimi alla giungla. In Sri Lanka esistono siti archeologici protetti dall’UNESCO che risalgono a prima dell’età volgare. Sono di una bellezza stupefacente. La storia di questo paese è ricca, purtroppo la cultura ha subìto inquinamenti, ma soprattutto blocchi nel suo sviluppo di accoglienza e di tolleranza causati dal colonialismo. La multi cultura legata all’etnia è percepibile ovunque. Molte persone, nei propri tratti somatici, sono portatori di antiche mescolanze tra cingalesi, tamil, africani, arabi, portoghesi, inglesi, olandesi… Vivere serenamente pur essendo poveri, essere generosi naturalmente, essere curiosi, ma riservati, essere spirituali in quasi tutto… Questo mi ha affascinato.

 

Il primo romanzo di Gianfranco Maccaferri “Io sono Rohita, lo tsunami in una vita”, è acquistabile online all’indirizzo www.ebooks.gaiaitalia.com in formato ebook.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1 aprile 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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