di Il Capo
Abbiamo avuto la ventura di trovarci in una zona di Roma esattamente opposta a quella dove lavoriamo nel giorno dello sciopero generale – che è un diritto sacrosanto dei lavoratori e che i sindacati fanno bene a convocare quando ritengono ve ne sia l’assoluta necessità: dalle 9.00 del mattino Metro A sprangata, autobus a singhiozzo, ma qualcuno viaggia, banche chiuse con cartelli ambigui che non parlano di sciopero, ma di una ventilata possibilità di non vedere soddisfatte le richieste dei clienti causa uffici chiusi, bancomat vuoti e clienti furiosi.
Il viaggio di ritorno mi costa esattamente 4 ore e 14 minuti, il tratto che da L.go di Torre Argentina porta a Piazza Venezia, in 47 minuti. Un vero recordo. Per fortuna in Piazza Venezia abbiamo avuto la fortuna di vedere tre (sì, tre) bandiere e cinque (sì, cinque) palloncini con l’acronimo CGIL, che ci ha messo naturalmente di buon umore.
Piazza Venezia/Termini camminando: una passeggiatona che amiamo, in più sapevamo che all’arrivo a Termini la necessità di salire su un autobus si sarebbe trasformata in guerriglia: così è stato. Italiani che bestemmiano, insultano e imprecano, un paio di mmigrati violenti che si inalberano, italiani che si infuriano con gli immigrati violenti, neri africani che spintonano donne innocenti, queste ultime che si trasformano in belve gridano l’ingridabile e “negro di mxxxa stai a casa tua”, mentre siamo così stipati – e alle fermate continua a salire gente, volano qualche pugno e un paio di minacce di accoltellamento – che non rischieremmo di cadere nemmeno se l’autobus frenasse violentemente e senza preavviso.
Fino ad ora l’unico risultato visibile dello sciopero convocato da Susanna Obsoleta Camusso e dalla sua smania di affondare Renzi – perfettamente in asse con la minoranza Pd e con Salvini – è una città infuriata contro lo sciopero e contro i sindacati (i commenti sono impubblicabili, non si tratta di censura), che si chiede perché mai si debba rimanere bloccati su un autobus per due ore a causa dell’affollamento e delle corse saltate (che purtroppo sono una consuetudine, non un problema determinato dall’astensione dal lavoro) e a cosa servirà mai impedire alla badante di raggiungere casa in tempo quando “io devo andare al lavoro, non mangio con gli stipendi di Camusso o Renzi”, è il riassunto edulcorato di una delle tante bestemmie di cui siamo stati divertiti testimoni.
Ora aspettiamo altri risultati eclatatanti dallo sciopero convocato da Camusso l’Obsoleta: li aspettiamo sul serio anche se tutta l’azione della CGIL ex comunista e neo leghista ci sembra somigliare tanto alla minoranza Pd che affonda il governo Pd sulle riforme.
Posto che magari avranno anche ragione vorrei proprio stare a vedere. Per ora i sindacati esultano per il 70% di partecipazione (e ci sono stati scontri seri a Milano, a Torino e a Roma con petardi, lacrimogeni e cariche della Polizia), mentre c’è chi dice che ad aderire è stato il 50%, e la solita guerra di cifre tra FS e Sindacati. Insomma, da una parte e dall’altra i metodi sono sempre gli stessi, manifestazioni, propaganda, interessi di parte e poca voglia di dialogare.
“Abbiamo idee concrete per cambiare l’Italia”, recitava lo slogan dello sciopero. Allora, dove lo volete portare questo paese signori del governo, dei partiti e delle parti sociali? Vorreste farlos apere anche a noi, con azioni intelligenti e chiare, una volta per tutte?
(12 dicembre 2014)
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