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Quelli che ammazzano, violentano, bombardano, condannano a morte e distruggono vite in nome di dio…

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Netanyahudi Gaiaitalia.com

Il Primo ministro israeliano Netanyahu, il Primo Ministro col riporto, secondo quanto informa il prestigioso El País, ha affermato giustificando in televisione l’offensiva contro Gaza che: “Non c’è guerra più giustificata di questa”. Perché tutte le guerre di Israele sono giustificate, soprattutto per la sua temibile destra di falchi. Non importa il prezzo da pagare in vite umane.

I dirigenti di Hamas celebrati in Iran con marce trionfali che inneggiano all’islamismo assassino di stato che mette a morte chiunque sia scomodo per il regime, hanno le loro lussuosissime ville nelle parti sicure della Striscia di Gaza, dove i missili non arrivano, e costruiscono invece i tunnel da dove colpiscono Israele nella parte povera della città di Gaza (è lì che Israele colpisce con più ferocia), quella dove vivono i cittadini comuni, dove i bambini giocano per le strade; lì vivono i poveracci, quelli che la guerra e gli embarghi e i soprusi israeliani colpiscono di più, dove più basse sono istruzione e condizioni di vita. C’è sempre chi ha diritto più degli altri a morire sfracellato da una bomba nemica per la gloria di un dio per il quale gli altri vivono e proclamano verità note solo a loro. E si tratta sempre di povera gente.

Il Medio Oriente va a fuoco in nome di un dio che chiunque si svegli la mattina con le palle girate vuole più dio del dio degli altri: è un delirio vecchio come il mondo, hai offeso il mio dio che è più dio del tuo e per questo ti ammazzo. E via a dare la colpa a dio delle decisioni animali di uomini che si sentono governati da dio e non dalla loro oscurità, dalla loro pazzia, dalla loro sete di potere e distruzione.

Se predicano che dio è vita ci devono spiegare perché fanno morti a migliaia.

Isis, capitolo aperto di cui nessuno parla. In nome di dio sequestrano donne, le lapidano, le costringono se nubili a sposarsi con i combattenti che si spacciano come uomini di dio, se non accettano le ammazzano a colpi di pietra, la chiamano sharia; uccidono barbaramente o allontanano gli infedeli, sono i difensori di dio, il loro, o con loro o contro di loro. Si sono presi l’Iraq e il 70% della Siria, prossima tappa la Libia, poi verrà la Tunisia? Dietro di loro l’Iran, dicono i politologi. Che saranno cazzi nostri nessuno lo dice, le parolacce offendono dio.

I morti ammazzati no. E’ sempre in nome di dio, il loro, quello di Boko Haram – che è un altro dio diverso ancora da tutti gli altri – che la setta radicale islamista di pazzi furiosi che semina il terrore in Africa decide di ammazzare chi guarda il calcio, perché contro la religione, che decide che la terra è piatta perché non gli va bene che sia rotonda e deve riportare il mondo indietro di centinaia di anni per poterlo governare come il suo dio comanda. Quel dio che si sono costruiti a loro immagine e somiglianza e che non gli impedisce di rapire adolescenti, violentarle, venderle come puttane, sposarsele, renderle gravide e fare di loro ciò che vogliono.

Stiamo ancora ammazzando gente in nome di dei che non vediamo, seguiamo libri che non sappiamo chi ha scritto e che riteniamo più importanti degli uomini e sperando in una vita migliore da morti, distruggiamo la vita dei vivi… Non c’è una follia che pare insanabile in tutto questo?

Il filosofo giapponese Daisaku Ikeda, leader di una organizzazione buddista internazionale che conta milioni di membri in tutto il mondo, scrive “… il mondo non sarà mai migliore finché le persone rimarranno egoiste e prive di compassione. In questo senso, la rivoluzione umana è la più importante di tutte le rivoluzioni e allo stesso tempo la più necessaria per l’umanità”.

Magari un po’ di ragione ce l’ha pure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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