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Galan che parla di Unioni Civili francamente può incuriosire solo l’Espresso

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Giancarlo Galandi Daniele Santi

Giancarlo Galan parla di Unioni Civili da tempo, probabilmente da quando ha visto che si apirva uno spazio di visibilità all’interno di una coalizione fagocitata dai conflitti d’interesse berlusconiani, dall’odio xenofobo bossiamo e da una sinistra che definire timida su questo tema è un eufemismo, ma la nostra educazione ci impedisce la volgarità.

I giornali italiani, assai restii a pubblicare ciò che c’è da pubblicare sulle persone LGTB in termini umani, oggettivi e ripettosi, si gettano tuttavia su chiunque pronunci la parola Unioni Civili, che s’á da magná, certi che la cosa fará notizia.

E notizia la fa, soprattutto quando si legge su un settimanale con una certa reputazione come L’Espresso che Giancarlo Galan trova la proposta sulle Unioni Civili di Matteo Renzi “tenue”, “rinunciataria”, “arretrata”  e che lui, G, vorrebbe naturalmente fare di più.

Peccato che non l’abbia fatto prima que “di più” e che sicuramente, nonostante i numeri di cui straparla, che in Parlamento che garantirebbero un’ampissima maggioranza su questi temi, che andrebbe dal M5S, al PD a Sel, passando per numerosi deputati forzisti, parte del NCD e alcuni leghisti,oltre a Scelta Civica, non lo farà dopo.

C’è un perché. Il M5S, credeteci, non voterà mai una legge che non sia esattamente quella che loro chiedono, con l’allargamento di tutti i diritti – tutti – anche alle coppie LGTB.

C’è un altro perché: di cui va chiesto qualcosa a Salvini o ai numerosi leghisti che continuano a farne di tutti i colori sulle questioni LGTB, non saremo certo noi a ricordare l’iniziative del convegno omofobo veronese con tanto di patrocinio e contributo dal Sindaco della città, Tosi, che ha sollevato un polverone e sul quale Galan ha detto meno di niente (a meno di telefonate private tra lui e Tosi e di cui noi poveracci non sappiamo, né sapremo, nulla).

O anche allo stesso Galan: chiedendogli come mai invece di proposte concrete durante l’ultima uscita pubblica cui abbiamo assistito alla Festa de l’Unità di Roma nel luglio scorso si è limitato a gigioneggiare, davanti ad una platea composta da una cinquantina di persone, invece di parlare seriamente della questione.

Noi c’eravamo: sul palco con Galan anche Anna Paola Concia ed Aurelio Mancuso. Non fu esattamente una serata da ricordare.

Se poi si vuole attaccare la timidezza di Renzi su questo tema, va benissimo: almeno lui – non che si voglia difenderlo – ha avuto il buon gusto di dichiararla.

 

 

 

 

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