Stavano zitti da un po’, che c’era il papa nuovo ed erano tutti in estasi, ora son tornati a fare il loro mestiere, che è quello di aspergere merda sulle persone omosessuali.
Bagnasco, durante una riunione della CEI di cui continua ad essere presidente, ha pensato bene di rinnovare la sua relazione con l’odio omofobo e l’intolleranza antigay santificando, come se ce ne fosse bisogno, l’unione tra un uomo e una donna, e ricordando che la famiglia “è un bene universale e demolirla è un crimine”, perché bisogna sempre misurare le parole, lor che son colti.
Secondo Bagnasco la “famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità”, rappresentazioni similari che, è convinto Bagnasco che sbaglia, come tutti gli esseri umani, “non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”, che Bagnasco evidentemente non conosce.
Se fossi un cane, ma non lo sono, ricorderei a Bagnasco di non averlo mai sentito pronunciare la parola “criminale” di fronte a un crimine pedofilo perpetrato da uno dei suoi preti, uno di quelli che si sia macchiato del reato, chiaro, che gli innocenti tali devono essere considerati e rispettati.
Preferisco però soffermarmi sul fatto che da tutto questo discorso già visto e sentito viene fuori un lato positivo: quello che ci fa capire da dove vengono le idee “progressiste” del Ministro Delrio sul matrimonio per tutti.