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Su Pasolini, Frocio e basta, di Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti

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Pier Paolo Pasolinidi Bo Summer  twitter@fabiogalli61

Mi domando se Giovanni Giovannetti si ricorda di me, oppure se, come altri del giro di “Poesia”, finge di non sapermi. Ma Giovanni lo ricordo persona onesta.

Intanto, per non saper né leggere né scrivere, vi presento questo libro.

Sulla versione ufficiale dell’omicidio di Pasolini si è ricamato per anni con pochi scrupoli di verità. A pochi venne il dubbio che quel traballante e contraddittorio scenario sessuale, fosse una messinscena per coprire un altro tipo di delitto. Perché una parte della cultura e del movimento gay in Italia si è fatta complice involontaria di un depistaggio durato quasi quarant’anni? Il brutale massacro di Pasolini (1975) resta uno dei buchi neri della notte repubblicana. Così come l’assassinio di Enrico Mattei (1962) o del giornalista Mauro De Mauro (1969). Pasolini e De Mauro muoiono forse per la stessa ragione, perché troppo vicini alla verità sull’omicidio di Mattei, che si preparavano a divulgare accusando Eugenio Cefis, successore di Mattei alla presidenza dell’Eni e fondatore della P2. Di Cefis Pasolini fa un personaggio centrale del suo incompiuto romanzo “Petrolio”. In lui vede la “mutazione antropologica della classe dominante”, quel nuovo Potere finanziario che avrebbe portato alla cattiva società cetuale di oggi, “in un Paese orribilmente sporco”.

Dio! Se quelle pagine venissero recuperate, non sarebbero solo un prezioso ritrovamento letterario. Non ci sarà pace finché il mondo resterà così fuori dai cardini, con i colpevoli impuniti e le storie letterarie che raccontano di Pasolini ucciso mentre tentava di violentare un ragazzo.

Ma perché un inedito di Pasolini provoca tanto rumore e stranezza di comportamenti?

Le indagini del giudice Vincenzo Calia della Procura di Pavia che, con un lavoro di anni, aveva ricostruito questo scenario direbbero: Mattei fu fatto fuori da un’oscura regia politico-istituzionale tutta interna all’Italia, di cui Cefis teneva le fila. Le stesse conclusioni di Pasolini 25 anni prima.

Forse le stesse a cui era giunto Mauro De Mauro, il giornalista scomparso a Palermo nel 1970, a cui il regista Francesco Rosi chiese di indagare sugli ultimi giorni di Mattei per il film che stava girando?

Così la convinzione che il capitolo esiste si fa strada tra molti: Pasolini rinvia ad un capitolo bianco. Precisamente quello intitolato ‘Lampi sull’Eni’, di cui nell’edizione in volume è rimasto solo il titolo e una pagina bianca.

Lo sappiamo, di Pasolini si ignora quasi tutto sulla morte. Nonostante sianoPier Paolo Pasolini 00 passati 35 anni, ancora non si conoscono né gli autori del delitto né i moventi.

Ma le stranezze non finiscono qui. Se quelle pagine esistono, da chi e come sono state prese?

Ma cosa ci sarebbe di tanto inquietante in quelle pagine?

Appena uscito, “Petrolio” suscitò un grande dibattito e molta attenzione tra i critici. Opera insolita, sia per la forma sia per il contenuto, non è scritta come lo sono normalmente i romanzi.

Non c’è un narratore che racconta una storia, ma un autore che costruisce man mano il progetto di un romanzo da farsi.

In questa forma che Pasolini pensava di pubblicarlo. Aveva, del resto, già sperimentato questa peculiare forma-progetto in opere cinematografiche.

Quanto al tema, a me pare davvero come un’opera sul potere, che cerca di renderlo visibile in tutte le sue forme: visioni, stragi, bombe alla stazione, Eni, che Pasolini considera “un topos del potere”. E anche della morte di Mattei.

Pasolini spiega il delitto Mattei in modo diverso da quello più accreditato. Non chiama in causa gli interessi americani, le sette sorelle, l’Oas, i servizi segreti. No che non lo fa. Mattei è stato ucciso per far posto a Troya, cioè a Cefis. Chi prese quelle carte doveva essere a conoscenza del contenuto.

Ma non lavorò alla perfezione. Come sapeva fare. Forse per la fretta lo schema gli sfuggì?

La storia d’Italia è piena di capitoli oscuri: bombe, omicidi, finti suicidi, sparizioni, finti incidenti, Mattei, De Mauro, Feltrinelli, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Rostagno, Ilaria Alpi, D’Antona, Biagi, Michele Landi, Ustica… A ogni morte un fascicolo distrutto, un memoriale scomparso, un computer manomesso. Anche l’omicidio di Pasolini è uno di quei capitoli bui?

Il capitolo perduto di “Petrolio” esisteva davvero? Legava la morte di Mattei a una congiura italiana? Un’intuizione che valeva una condanna a morte?

Lo so, esiste, certo, una ricostruzione ufficiale, che parla di una rissa di natura sessuale tra due persone e di cui ci si è accontentati per anni. La riportano anche le storie letterarie.

Molti letterati ci hanno ricamato su: la “morte poetica” di Pasolini, il suo “capolavoro”! Una morte “sacrificale”, persino “cercata”. Quella versione, che tanto piace ai letterati, si è rivelata sempre più come una copertura, servita a sviare le indagini e a celare un altro tipo di delitto.

Pasolini ha lasciato in bianco quel capitolo. Eppure in una pagina di ‘Petrolio’ quel capitolo viene richiamato come se fosse già scritto: “Per quanto riguarda le imprese antifasciste (.) della formazione partigiana guidata da Bonocore (Enrico Mattei, nella finzione del romanzo) ne ho già fatto cenno nel paragrafo intitolato ‘Lampi sull’Eni’, e ad esso rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria”. Ma quel che stupisce è la frettolosità, anche da parte di alcuni giornali, nel negare che questo inedito possa esistere, e nell’irridere chi chiede spiegazioni.

Ecco perché questo volume si intitola Frocio e basta. Se vi sembra poco, non leggetelo. Se invece ci trovate un altro senso, è qui per voi.

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