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Pierluigi Bersani smacchia il Gziaguaro nella Tana del Travaglio

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di Giancarlo Grassi, twitter@gaiaitaliacom

 

 

C’era il leaderino della sinistra che conta – quella sinistra che è anche un po’ destra e che con la destra ha sempre inciuciato, salvo poi incolpare il PD di Renzi di essere di destra – nella tana del Travaglio alla Festa de Il Fatto Quotidiano. Lo smacchiatore di giaguari si è presentato nella fossa dei grillini in compagnia di altri noti comunisti di provata fede: c’era Gad Lerner che prima o poi, a forza di cambiare casacca, riuscirà anche ad entrare in parlamento, che stava lì in rappresentanza della lista del buon Pisapia che continua a pretendere di dettare l’agenda politica senza nemmeno riuscire ad essere citato nei sondaggi. Gli va peggio che a Civati, diciamo. A riprova che al peggio non c’è fine. Mai.

Dunque Pierluigi Bersani di Mdp-Articolo 1 per un Italia fondata sulle coop, ha pensato bene di andare a casa dei grillini a corteggiare l’elettorato grillino a suon di bambole e felini feroci disposto a tutto, anche a confrontarsi con Travaglio l’Infallibile, pur di carpire qualche voto dal mucchio. L’eloquio contadinotto dell’ex ministro delle lenzuolate, che eran diventate fazzolettate, delle elezioni perse quando eran già vinte e della geniale idea di mettere Luigi Di Maio alla vicepresidenza della Camera, è andato alla corte del Fatto per sostenere la tesi di una nuova sinistra (la centesima? quante ne sono nate di “sinistra” negli ultimi mesi? persino Salvini parla di sinistra) che non debba parlare necessariamente a Matteo Renzi – che è notoriamente “troppo di destra” – ma con il M5S che invece appartiene ad una sinistra riformista [sic], dalla parte del popolo ed è soprattutto una sinistra “moderata”. Noi lo notiamo tutti i giorni dalla lista di insulti che riceviamo, documentabili sulla nostra pagina Facebook, per fare opposizione alle politiche del M5S. Bersani dei Giaguari non era solo, oltre a Gad Lerner gli faceva compagnia anche Rosy Bindi, quella che poche settimane fa aveva detto che stava per “abbandonare la politica”, all’insegna del mai detto “lasciare la politica non significa mollare la poltrona”: basti guardare Enrico Letta.

Mancava soltanto Lucia Annunziata in casa Travaglio a completamento dell’allegra brigata degli ex PD furiosi con PD che formano un nuovo partito per andare alla guerra col PD.

Bersani fa il capofila, e regala un discorso che è perfettamente coerente con la storia degli ultimi vent’anni della sinistra italiana, (ci riferiamo al periodo che va dalla sciagurata bicamerale di D’Alema fino all’irrompere di Renzi alla segreteria del PD). Lo Smacchiatore di Giaguari dice di aver voluto (riferendosi allo sciagurato streaming col M5S del 2013 quando venne preso a calci nei denti da due nullità come Roberta Lombardi e Vito Crimi) lanciare “un messaggio da quell’incontro: se un Movimento che nasce dal nulla prende il 25% dei voti un significato ce l’ha…”, che è come dire che le verdure arancioni fanno bene all’abbronzatura e dichiara di essere “interessato ai 5 Stelle” e di rivolgersi a loro “perché quel Movimento prenda e rafforzi la piega democratica. Temo, e lo temo perché l’ho visto succedere in casa mia tra i miei compagni, che si diffonda una egemonia latente di destra. Per questo dobbiamo dialogare e confrontarci”. Dunque non c’è politica nel discorso di Pierluigi Bersani, non c’è politica nell’esperimento abortito Mdp-Articolo 1 per un Italia fondata sulle coop, c’è pedagogia.



Loro vogliono, perché loro valgono, “educare” la gentaglia pentastellata alla democrazia, non lottare contro le derive autoritarie e le pulsioni fascistoidi che il M5S rappresenta isolandolo dall’agone politico e sostenendo – nche attraverso alleanze – l’unico partito che al momento rappresenta un’alternativa al M5S, cioè il PD (ribadisco che il PD non è il partito che voterò alle elezioni). Bersani ribadisce che la sua mente politica è andata in pappa devastata dalle pressioni dalemiane e dal rancore personale verso Renzi che gli ha scippato la poltrona di segretario guadagnandosi due milioni di voti, per due primarie consecutive, voti arrivati dalla base del PD, quella stessa base che Bersani rinnega dopo che per anni è campato sul loro volontariato, sui soldi del loro tesseramento e sui loro sforzi alle Feste de l’Unità.

Implicitamente Bersani afferma che il M5S non è un movimento democratico, ma non lo voleva fare. E sicuramente non se n’è nemmeno accorto. Gli faceva eco D’Alema da Livorno che a proposito del M5S affermava: “Il pericolo maggiore viene da destra” ed approfondiva il suo delirio spiegando che il nemico è “quel pensiero di destra che tende a rifugiarsi in nazionalismi e protezionismi come sta accadendo in molte parti del mondo” e del quale D’Alema è portatore, dicendo di essere di sinistra.

L’ennesima uscita pubblica anti-Renzi di quelli che si definiscono la “nuova” sinistra – lo hanno già fatto altre mille volte nel corso della loro più che decennale presenza in parlamento e nelle segreterie dei partiti – si è dimostrata ancora una volta fallimentare e può essere riassunta nella domanda rivolta a Gad Lerner da una fan travaglina: “Cosa vuole fare Pisapia?”… Gad Lerner tace perché nessuno lo sa. Proprio come nessuno sa cosa vuole fare Bersani, oltre a prendere ordini da D’Alema? Nessuno lo sa.

Eccola la “nuova sinistra” che va all’inciucio con Travaglio.





(3 settembre 2017)

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