di Giancarlo Grassi
… Ne deriva che non era una ragnatela, ma un prodotto non meglio identificato di una non meglio identificata “scia chimica” lasciata da un imprecisato aereo. Così, non tanto al limite del surreale, ma ben oltre la demenza che ci si aspetterebbe da due ultranovantenni – ed invece si trattava di due post-adolescenti forse nemmeno ventenni – abbiamo passato una mezz’oretta di puro spasso. I fatti: uno dei due identifica una ragnatela finita non si sa come sulla manica della felpa dell’amico il quale, colto da subitaneo malore neuronale, si affretta a rispondere: “Come non sai come c’è finita! Non è una ragnatela, questo è uno dei prodotti delle scie chimiche con le quali controllano la nostra intelligenza…” (avercela, ndr) “… e che ci spacciano per un prodotto naturale come la tela di ragno. Non vedi che è artificiale? Se fosse naturale non si attaccherebbe ai miei vestiti”. Quindi conclude, tenetevi forte, con un “Non vedi che non c’è nemmeno il ragno?”.
La situazione non mi permetteva di spanciarmi dalle risate rotolandomi a terra finché non fossi stato portato via con una camicia di forza, ma la situazione lo meritava. L’amico del condizionato da scie chimiche, poveraccio, non ha proferito verbo fino a quando non è giunto all’agognata fermata e non ha salutato il demente che si è scelto come compagno di giochi. La modernità! Ai miei tempi si chiamava mescalina, ora parlano di scie chimiche.
(4 marzo 2017)
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