
di Ahmed Naouali
Museveni è un vero democratico, non c’è che dire. I suoi trent’anni al potere, i suoi metodi per restarci trent’anni al potere, sono venuti fuori proprio tutti nel primo giorno di elezioni presidenziali in Uganda: seggi aperti con ore di ritardo, elettori in fila per ore ad aspettare i comodi dei funzionari, candidati oppositori arrestati ed interrogati dalla Polizia, perché per Museveni la democrazia è una cosa seria. Così seria che la gestisce come gli pare.
L’oppositore Kizza Besigye, principale rivale di Museveni è stato arrestato per la seconda volta in una settimana ed interrogato dalla Polizia che lo accusa di voler truccare le elezioni, quindi rilasciato ed “accompagnato” a casa. Appena un paio di giorni prima del caso elettorale del 18 febbraio il presidente Museveni rassicurava, come ogni buon padre, il suo popolo.
I would like to reassure all Ugandans that we will have a peaceful election.We have capacity to deal with any attempt to create disorder.
— Yoweri K Museveni (@KagutaMuseveni) 16 Febbraio 2016
“Voglio rassicurare tutti gli Ugandesi che avremo elezioni pacifiche” recita il tweet, “abbiamo la capacità di gestire ogni tentativo di creare disordine”. E dato che prevenire è meglio che curare, anche quella di arrestare le opposizioni con accuse false. Tanto per creare il caos che si dice di voler evitare.
(19 febbraio 2016)
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