di Mila Mercadante twitter@mila56170236
Neanche lo sapevo che esistesse Barbara Pozzo, poi ho scoperto che ha scritto un libro edito da Rizzoli e dal titolo inquietante “La vita che sei. 24 meditazioni sulla gioia” (è la quantità di meditazioni che m’inquieta), con tanto di simbolo dell’infinito in copertina. Barbara Pozzo è la moglie di Ligabue e ha un sito, o un blog – somebliss – di quelli che se entri a dare un’occhiata scettica ti devi soffermare a spulciare tutto alla ricerca di qualcosa di vero. A me è successo, ho spulciato a lungo e l’ho fatto perché prima di fuggire per sempre dall’armonia sciropposa e un tantino caricaturale di “Somebliss” volevo essere sicura che non ci fosse proprio niente da salvare, lì dentro. E che non si salvi niente in un sito che si propone di salvare le persone dall’inconsapevolezza di sé è cosa grave. Le teorie spesso diventano gusci vuoti, e somebliss è una specie di registratore di formule. Intanto il libro e il sito riscuotono molto successo e la pagina Facebook della Pozzo è frequentata da oltre 16000 followers: con tutta la buona volontà non mi spiego la ragione. D’accordo, la semplicità delle buone parole e dei consigli rassicuranti di una mamma o di una nonna che nel buio della notte stringono a sé il bambino agitato da un brutto sogno è qualcosa che ci portiamo dentro per tutta la vita. E’ così che si consolano anche gli adulti, trasportando le parole taumaturgiche delle nonne nel territorio di un progetto di “metamedicina professionale”.
Evidentemente il problema è mio se non riesco mai ad entrare in sintonia con quella specie di guru concilianti che s’aggirano con caparbietà in mezzo alla meravigliosa fallacia e all’inadeguatezza delle persone reali promettendo di insegnare loro a riconoscere solo il lato roseo delle cose e dell’esistenza, e addirittura assicurando una riappropriazione del sé più profondo. A me questi santoni post-new age e pretestuosi, convinti di possedere la formula del benessere e della saggezza fanno venire l’orticaria, e d’altro canto mi sforzo di comprendere coloro che ci cascano perché hanno bisogno di cascare da qualche parte. Più che altro i dispensatori di felicità come Barbara Pozzo mi sembrano personaggi da fine del mondo: pullulano proprio quando le cose vanno storte, s’approfittano, blandiscono, non vanno mai di fretta e hanno il tono della voce di chi sa che quando parla sta sentenziando, indirizzando i ciechi.
Le tortuosità, i ripieghi, il lato oscuro, il caso, la fatalità, il masochismo, le nevrosi, il sadismo, le perdite irrimediabili, la debolezza sono tutte cose che per Barbara Pozzo esistono solo se si vive nell’ignoranza di sé. Lei la mattina si sveglia, ti dice buongiorno e ti consegna la prima pillola di saggezza per la tua meditazione quotidiana, una roba così: “La preoccupazione è uno spreco di energia” oppure così: “Ciò a cui resistiamo causa dolore”, “E’ ciò che vuoi? O è ciò che pensi dovresti volere?”, e ancora “Siamo qui per dire a noi stessi la verità”. Così si vorrebbe aiutare l’umanità ad evadere dal proprio cerchio, dal carattere, da vattelapesca cosa compone un’esistenza che è ricca e potente proprio perché complicata? Credo che non basti; il libro e il sito sono corollario di un qualche intervento para-terapeutico, perché mi è parso di capire che la signora riceva “pazienti”, e che questi ultimi siano tantissimi e facciano la fila per far tesoro di consigli e dritte. Il mercato del benessere psicofisico ha bisogno dei maestri di vita, e la bella Barbara Pozzo maestra lo è, avendo esperienza di riabilitazione, avendo studiato per trent’anni le connessioni tra corpo e anima, avendo studiato la meditazione, lo yoga e la psicologia della Gestalt e avendo schedato il tutto insieme alle risorse che ci hanno lasciato Cristo, Gandhi e Mandela, condensati tutti e tre a mo’ di talismani per la nostra beatitudine interiore. Che dire di più? Che il resto è vita.
(16 aprile 2015)
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