di Gianfranco Maccaferri twitter@gfm1803
Questa sera non avevo voglia di chiudermi dentro il dormitorio comunale, avevo la necessità di passeggiare, di stare fuori, di respirare all’aperto. Ho camminato senza saper dove andare, non avevo nessuna meta, volevo solo pensare a cosa fare dei prossimi giorni. Il tormento dei miei pensieri è mia moglie che, dopo essere stata il mio amore da quando ho quindici anni, mi ha abbandonato per un vecchio ricco italiano che la mantiene.
Ha lasciato la mia povertà, il mio vivere di elemosine, soprattutto ha infranto la nostra morale famigliare e giuro che non rivedrà mai più nostro figlio. Stasera ho deciso che non le correrò dietro, che non le farò del male, semplicemente per me lei non esiste più. L’umiliazione che dovrò scontare tra gli amici, tra i parenti e tutti quelli che ci conoscono sarà pesante, la mia vergogna di essere stato tradito e abbandonato insopportabile, dovrò abbassare molte volte la testa, ma saprò fare chiarezza. Sarà la sua famiglia a doversi sentire disonorata, non la mia. E a mio figlio saprò spiegare, quando sarà il momento, il perché lui non ha una mamma… Questo è il punto che più mi preoccupa e mi angoscia.
Mi accorgo di avere le gambe stanche, così entro nel solito bar e spero di incontrare un amico con cui chiacchierare di cose che non riguardino la mia vita. Vedo Luca, l’uomo che ho conosciuto la sera in cui mia moglie mi ha abbandonato, l’uomo che ha fermato il mio istinto omicida. Mi fa segno di sedermi al suo tavolo, mi offre una birra, mi chiede come sto e iniziamo a parlare della vita che va vissuta, sempre. Dalla birra passiamo al whisky, dai discorsi seri alle risate. Erano giorni che non passavo una serata piacevole. Luca è un uomo che ha vissuto e che mi sa spiegare come vivere, questo è il suo fascino. Io che non ho un padre dall’età di undici anni, in questo periodo ho bisogno di parlare con un uomo adulto… Dei miei coetanei non so cosa farmene.
(…)
Mi sembra di essere sveglio o forse sto continuando a sognare… Non capisco. Mi rendo conto di essere in una stanza e in un letto che non conosco, dalla poca luce che filtra dalla finestra capisco che è mattina, ma è sicuramente molto presto.
Sono imbarazzato, ma anche eccitato: il mio corpo aderisce a un altro, la mia erezione è tra le gambe di chi non so, un “chi” che sembra dormire.
Sicuramente sono dentro un incubo. Quindi anch’io sto ancora dormendo. Non può essere che così!
Eppure la mano la comando, la sposto lentamente.
Con un balzo mi ritraggo da quel corpo e mi ritrovo seduto. Cosa ci faccio in questo letto e accanto ad un uomo? E chi è? Cerco di ripensare al come, ma non ricordo nulla di ieri sera e di cosa sia successo? Ho come un torpore nella mente, sicuramente ho esagerato con alcool e fumo.
Mi avvicino al viso per capire. Oddio… Questo è Luca! Come una doccia gelata dopo una sbronza, tutto diventa in un istante perfettamente reale, la mia testa ricorda tutto, proprio ogni momento. Mi riappaiono le scene e le mie sensazioni una dopo l’altra in una sequenza velocissima d’immagini.
E provo una vergogna enorme.
Forse la cosa migliore è uscire da questa casa in silenzio e andarmene via, lontano. Devo fare in modo di dimenticare, di non esserci mai stato qui, di non aver mai vissuto quello che è successo. Nessuno lo deve sapere e nemmeno Luca se ne deve ricordare. Se me ne vado, tutto resterà davvero solo un sogno.
Rimango seduto in un angolo del letto a riflettere.
Ripensandoci forse è meglio aspettare che Luca si svegli, devo dirgli che non ero io, che non succederà mai più, che deve dimenticarsi tutto e non raccontare a nessuno quello che è successo. Sì, è meglio che gli parlo.
Un pensiero mi soffoca: nessuno mi aveva mai accarezzato così, nessuno aveva mai sfiorato il mio corpo dalla testa sino ai piedi. Mia moglie, nelle mille volte che abbiamo fatto l’amore, non era mai scesa con le sue mani oltre la vita. Nessuna moglie rom lo fa.
Invece Luca mi ha toccato dove ha voluto.
Che vergogna. Come ho potuto permetterglielo?
Seduto sul letto guardo la mia erezione, non è possibile, io non sono mai stato gay, non ho mai guardato un uomo in vita mia anzi, io ho sempre preso in giro i finocchi e qualcuno l’ho pure picchiato. Non ho mai voluto avere un amico culo. Allora perché io sono qui e di nuovo eccitato?
Appena Luca si sveglia chiarisco la cosa, mi vesto e me ne vado. È meglio che non ci vediamo più. Gli devo anche dire che se ci incontriamo per strada o al bar non mi deve neppure salutare.
Ricordo che ero tranquillo bevendo e fumando tutta la sera con Luca. Avevo deciso che non sarei andato al dormitorio pubblico e Luca mi ha dato la disponibilità a dormire da lui. Ricordo anche quando sono andato a farmi la doccia, di avergli chiesto un asciugamano e lui è arrivato in bagno.
Io so che mi eccito sempre se sono guardato, ma da una donna!
Anche con Luca è successo e lui si è messo a ridere. Sicuramente ero sbronzo perché ho continuato a lavarmi mentre lui era lì. Secondo Luca, io mi lavavo troppo poco e male. Ricordo che si è spogliato, è entrato nella doccia per farmi vedere come occorre essere energici e minuziosi nel lavarsi, ha iniziato lui a insaponarmi e insieme ridevamo della situazione. Probabilmente stavamo solo scherzando nella doccia. Sicuramente era un gioco tra maschi un po’ troppo bevuti.
E adesso sono qui, sono confuso, eccitatissimo e seduto su questo letto a guardare il suo corpo mentre lui dorme.
È meglio se mi sdraio e riprovo a dormire, ne ho bisogno, la testa non è in grado di pensare oltre.
Mi risveglio e vedo Luca in piedi, vestito, ha anche le scarpe. Mi guarda sorridendo e mi dice: – Buongiorno, visto che dormivi mi sono alzato e sono andato a fare colazione al bar e tu, tutto bene? Come stai? Riposato a sufficienza? –
– Buongiorno, si grazie, adesso sto bene. –
Mi si avvicina e cerca di darmi un bacio, io allontano il viso e mi rigiro veloce. È vero, ora ricordo anche i baci di questa notte. Io ho baciato un uomo. È tutto tremendamente pazzesco. Non è possibile, mi sono tornate in mente poche e veloci scene di stanotte. Sento di avere nuovamente un’eccitazione imbarazzante. Non posso alzarmi, non voglio farmi vedere che l’ho duro.
– Ok, ho capito! Il giovane rom al mattino non bacia, non vuole essere toccato… E forse non vuole neppure ricordare quello che ha fatto stanotte. O sbaglio? –
– Non è successo nulla. Tu devi dimenticarti tutto. Anzi, da quando esco da casa tua, noi non ci conosciamo più e non salutarmi se ci incontriamo. –
– Immaginavo. Bene, allora alzati e fammi il piacere di uscire subito da casa mia. –
Con un gesto improvviso tira le lenzuola e mi scopre tutto. Il suo sguardo immediatamente va su ciò che io volevo nascondergli. I nostri occhi s’incontrano. Sento passare attimi interminabili di silenzio, mi perdo, sento la paura di ciò che farò e non sono certo di non volerlo fare.
Ho telefonato a mia madre, ho dovuto farlo. Confessarle che sono stato abbandonato, che non so più dove sia la mamma di mio figlio, è stato davvero penoso. Abbiamo deciso insieme che il bambino non deve andare a casa della famiglia di mia moglie e se lei per caso arriva a casa nostra… Non deve neppure entrare. Il bambino ha il mio nome e quindi resterà con me. Ho chiesto a mia madre di non raccontare nulla a nessuno.
So che tutti lo verranno a sapere, mi riempiranno di vergogna, sarò preso in giro tutta la vita, ma voglio essere io a spiegare quanto mia moglie è diventata una puttana appena io mi sono dovuto allontanare da lei. Sarà la sua famiglia a doversi vergognare, non la mia.
Appena finita la telefonata ho scambiato il mio telefono con quello vecchio di un mio amico, che in più mi ha dato cinquanta euro. Adesso sto pensando cosa fare dei soldi. Cammino lentamente e l’unica idea che mi sembra utile è quella di spedirli a casa, a mio figlio. In questi giorni dei soldi non so cosa farne, per mangiare a mezzogiorno vado alla mensa gratuita e a cena mangio con Luca. Ogni volta che mi viene in mente Luca mi sento male, mi sembra che tutti quelli che incontro sappiano di me e lui, così cammino a testa bassa per non vedere nessuno, mi vergogno di ciò che sto vivendo.
Uscito dal money transfert sono felice. Cinquanta euro serviranno a comprare cibo e anche la legna per scaldare casa. Cammino veloce e quasi non mi accorgo che il mio amico rumeno mi saluta, mi fermo e come prima cosa gli chiedo se ha visto mia moglie. Perché gliel’ho chiesto? Possibile che io necessito sapere ancora di lei?
Il mio amico non l’ha più vista. Mi guarda e sorride, poi con curiosità mi chiede: – Adesso ti sei messo con quell’uomo? Ti paga bene? Quando ti stanchi della situazione me lo dici che ci provo anch’io. –
– Ma tu sei scemo! Io con Luca non ci faccio nulla. Semplicemente siamo amici. È un bravo tipo, mi ha offerto di dormire da lui, tutto qui. –
Il mio amico cerca di trovare le parole migliori per giustificare la sua domanda inopportuna, ma aggiunge: – Secondo me comunque fai bene, se riesci a farti mantenere da lui che cosa c’è di male? –
– C’è che io non sono una puttana come te, io non mi sono mai prostituito e tu lo sai, quindi smettila di dire queste cose. –
Mi allontano da lui senza salutarlo. Cerco di pensare che Luca è la persona con cui sto bene in questo periodo semplicemente perché è bello chiacchierare con lui, sentire i suoi consigli, in casa sua tutto è perfetto ed io mi sento sereno. Perché dovrei andare al dormitorio se io mi sento bene a casa di Luca?
Non è vero: mi sento male, non capisco neppure più chi sono, cosa sto facendo, cosa penso, perché faccio quelle cose con Luca… Forse è meglio che torno a casa in Romania per un periodo, ne ho bisogno per togliermi la confusione che ho in testa. Appena riesco glielo dico a Luca; sicuramente lui sa cosa è meglio per me in questo momento.
Poi al bar lo vedo che sta bevendo un caffè, entro e mi siedo al suo tavolino. Mi guarda e mi chiede cosa è successo. Non posso parlare della mia confusione in un bar e così gli spiego che a casa gli racconterò tutto.
Guardo la gente che passeggia in strada e attraverso la vetrata vedo passare una ragazza, è mia moglie! Corro fuori e la inseguo, la raggiungo e con la mano la fermo, lei si volta… Non è lei. Mi scuso. In questi giorni mi capita spessissimo di vedere il mio amore in tante donne che passeggiano, le confondo per come camminano, per gli abiti, per il fisico. Torno dentro il bar e lo racconto a Luca. Lui ride: – Sei ancora innamorato, oppure è una tua fortissima speranza quella di incontrarla. –
Non lo so, forse ha ragione lui. Ciò che so è un’altra cosa e gliela spiego: – Io non potrei più andare a letto con mia moglie, ogni volta mi verrebbe in mente un altro uomo che fa sesso con lei. Davvero io non potrò mai più fare l’amore con quella puttana. Probabilmente neppure con un’altra donna, vedrei sempre mia moglie e poi tutto il resto. –
– Non sei obbligato a fare nulla, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, che fretta c’è? Ci sono ragazzi che passano mesi o anni senza fare sesso, non mi sembra che questo sia un problema. Devi lasciare trascorrere il tempo, vedrai che una donna s’innamorerà di te. –
Lo guardo e decido che un dubbio me lo voglio togliere: – Tu ci staresti male se io adesso m’innamorassi di una ragazza? –
– No. E tu non devi preoccuparti per me. Io so chi sei tu e non m’illudo. Fra qualche giorno te ne torni a casa, devi stare accanto a tuo figlio, risolvere le questioni in sospeso a causa della separazione. Stando in casa avrai tempo per pensare a te, al tuo futuro, a ciò che sei e a ciò che davvero vuoi. Tuttavia… Se decidi di tornare io ne sarò felice, ma tu devi sapere quello che comporta. –
Abbasso gli occhi e a bassa voce gli chiedo: – Tu davvero non puoi essere solo un mio amico e nient’altro? –
– Questo non lo so, non credo, sarei falso se adesso ti dicessi di sì e con te non voglio esserlo. –
Oggi è il mio compleanno e Luca ha deciso che i miei vent’anni vanno festeggiati come si conviene.
Durante la giornata sono stato a chiedere elemosina davanti a due chiese e poi in qualche negozio. Due amici commercianti, saputo del mio compleanno, mi hanno regalato dei vestiti che loro non riescono a vendere. È stata una buona giornata.
Luca ha apparecchiato la tavola in modo perfetto, elegante. Ha preparato antipasti e non so cos’altro. Ha aperto da almeno un’ora una bottiglia di vino che lui dice costosissimo e l’ha travasato in una caraffa.
Alcune candele illuminano la scena troppo romantica. La musica la posso scegliere io, così decido per le canzoni della Romania e, anche se mi danno nostalgia, mi fanno sentire a casa.
Stasera sono certo di essere bello, vestito bene, profumato. Sono stato anche dal barbiere per essere al meglio. Mangiando apprezzo non solo il cibo ma anche la cura, l’amore che Luca ha impiegato nella preparazione di ogni piatto. Tutto questo per me.
Abbiamo deciso che per la cena stiamo soli a parlare di noi, poi andremo a divertirci al pub. Luca mi guarda serio e con voce leggermente tremante mi dice: – Tu sei importante per me, ma so anche che per te è diverso. La tua vita non potrà mai essere qui con me. Non importa. Sono felice di vivere questi momenti, di vederti sereno e sorridere. –
– Io non sono gay, non voglio esserlo, non posso. In Romania ho un figlio e credo che tra qualche giorno tornerò da lui. Troverò un’altra moglie. Nessuno mi ha mai dato quello che tu mi stai regalando oggi, però io fra qualche giorno parto, mi hai detto tu di partire e non so se tornerò. –
Luca continua a fissarmi, probabilmente è emozionato, vedo che ha gli occhi lucidi. Riprendiamo a mangiare e faccio in modo che i discorsi cambino, stasera vogliamo divertirci e null’altro.
Dopo cena andiamo al pub per ascoltare musica e vedere chi c’è. Qualcuno balla, tutti chiacchierano, l’ambiente è davvero divertente. Ordiniamo da bere e ci sediamo dove c’è posto. Ho voglia di raccontargli altri particolari della mia vita, di come difficilmente ho vissuto serate come questa. Lui mi ascolta attento a ogni parola. Gli racconto della mia famiglia sino ad arrivare a mio nonno che è davvero molto vecchio. Ha già vissuto cinquantacinque anni e fisicamente li dimostra tutti. Io voglio molto bene a mio nonno perché è riuscito a proteggere la sua famiglia, tutti i suoi figli e anche i nipoti come sono io. È un vecchio molto rispettato e con lui ho bel rapporto, in pratica è come se fosse mio padre, ma molto più vecchio. Luca mi chiede: – Quanti anni hai detto che ha tuo nonno? –
Lo vedo stranamente incuriosito e gli ripeto: – Cinquantacinque. –
Luca sbarra gli occhi e si mette a ridere, continua a ridacchiare da solo e ogni volta che mi guarda ripete:
– Questo non mi era ancora mai successo. –
E scoppia in una nuova risata.
Io sorrido e gli chiedo cosa ho detto di talmente ridicolo da farlo divertire così tanto. Lui non risponde, prende il portafogli dalla tasca, estrae la carta d’identità e me la da. Non capisco il motivo ma la guardo e leggo i suoi dati.
– Cazzo, ma tu sei dello stesso anno di nascita di… – non riesco andare oltre. Il mio imbarazzo non è solo per la figura che ho fatto, ma è perché io sono insieme a un uomo vecchio come mio nonno! Sono andato a letto e ho fatto sesso con uno che ha l’età di mio nonno. Mentre sto pensando a quanto tutto questo è assurdo, mi ritorna la vergogna. Io, che in vita mia non ho mai guardato un uomo, adesso mi ritrovo in questa situazione davvero insensata, fortunatamente Luca mi dice all’orecchio: – Adesso è davvero necessario che tu torni a casa tua, è meglio che rifletti bene su ciò che stai vivendo qui. –
Gli chiedo una sigaretta ed esco da solo a fumare. La sigaretta fa trascorrere il tempo senza accorgersene, mentre i pensieri spesso si fermano.
Rientro e lo sgabello su cui ero seduto io è occupato da un ragazzo che parla con Luca, un tipo insopportabile, un gay che gesticola troppo e quando ride sembra che tutti lo debbano sentire e guardare. Dopo averlo fissato a lungo mi avvicino e Luca mi sorride: – Dove sei andato tutto questo tempo? Non ti vedevo più – quindi rivolgendosi al ragazzo gli dice che sta passando la serata con me, di scusarci, ma il tipo mi guarda e continua a dire scemenze. Vedo che Luca è in imbarazzo. Mi avvicino al finocchio e gli chiedo se ha capito quello che Luca gli ha detto. Il ragazzo sembra molto divertito e schiamazza: – Che problema c’è? Siamo tutti qui per divertirci, dai vieni anche tu accanto a me. –
Non sopporto questo tipo, è esagerato in tutto, un uomo che crede di essere una diva.
Prendo Luca per la giacca e lo trascino dall’altra parte del pub, ordino atri due bicchieri e ci sediamo io e lui a un tavolo vuoto. Sono felice che siamo nuovamente soli e così riprendiamo a chiacchierare, ma questa volta di cose allegre. Il ragazzo ci vede, prende il suo bicchiere e viene a sedersi al nostro tavolo. Sento che il nervoso mi sta prendendo lo stomaco e quando mi succede, ne ho paura io stesso. Metto la mia faccia vicino a quella del ragazzo e gli dico: – Se stasera vuoi tornare a casa vivo, ti conviene uscire da questo pub. Adesso! E non farti più vedere, altrimenti tu sei morto –
Il cretino, che non sa di cosa sono capace quando vado fuori di testa, con mille parole veloci spiega che sta solo scherzando, che lui è fatto così, che lui è libero di divertirsi come e con chi vuole.
Sta davvero esagerando, non ha capito il mio semplice messaggio e allora gli urlo: – Tu non devi permetterti di toccare Luca, di stargli appiccicato, di far sembrare che siete in confidenza, se tu non capisci immediatamente queste cose, prima di ammazzarti ti faccio anche scavare la fossa. –
Vedo che il padrone del pub si è avvicinato al nostro tavolo e dice: – Ragazzi, in questo locale non voglio casini, uno di voi due deve cambiare posto o vi sbatto fuori tutti e due. –
Guardo Luca e vedo che mi scruta preoccupato. Il ragazzo non si muove dalla sedia. Anzi, fa la faccia da rincoglionito guardando Luca.
Non m’importa cosa succederà, ma questo scemo di finocchio non deve stare qui, vicino a me e a guardare Luca in quel modo. Mi alzo e prendo in una mano l’Opinel che ho in tasca. Vado dietro al ragazzo e con il braccio lo circondo, tocco il pulsante del serramanico e gli faccio sentire la punta della lama sulla sua pancia. Mi guardo intorno e nessuno si è accorto di nulla, solo Luca con la mano mi fa il gesto di andarci piano, mi sorride. Finalmente ammutolito, il finocchio prende le sue quattro cose ed esce senza salutare nessuno.
Mi risiedo e godo dell’espressione che Luca mi rivolge.
Dopo molto silenzio tra noi, sento che in qualche modo mi devo giustificare: – Io ho fatto solo due anni di scuola, quasi non so leggere ne scrivere, io non so tutte le parole come quel ragazzo, non sono capace a parlare per spiegarmi e avere ragione. Il coltello ha detto quello che non riuscivo a dire a quel pagliaccio, altrimenti dovevo andarmene via io. –
– Io so che tu sei un bravo ragazzo, non preoccuparti. Ti devo dire una cosa importante che non avevo mai pensato: sono sempre stato convinto che la parola è più potente di un’arma, ma stasera ho capito che occorre saper parlare e sapersi esprimere. Altrimenti perdi, anche se hai ragione. –
– Io perderei sempre – abbasso la testa, mi vergogno di essere stato così impulsivo, Lo so che rischio con il coltello, eppure a volte non ho alternative.
Luca mi sorride e con una mano sotto il tavolo mi accarezza la coscia: – Sei un bravo ragazzo. –
Riprendiamo a chiacchierare di cose stupide, a ridere, a guardarci negli occhi. Quanto mi mancavano momenti così pieni, dove tutto è perfetto.
Arrivati a casa ci spogliamo e facciamo l’amore come io non lo avevo mai fatto prima. Mi lascio andare a ogni esigenza di Luca e per la prima volta mi lascio penetrare. Tremo, ho paura, non so cosa può succedere. Sto provando dolore e anche piacere. Il dolore è forte, ma solo inizialmente è quasi insopportabile. Allungo la mano e sento che tutto il suo pene riesce a entrare, non credevo fosse così semplice.
La sensazione di essere “coperto” da un uomo è strana, mi stupisco del sentirmi molto maschio anche in questa situazione. La sua forza dentro di me mi fa venire senza toccarmi, sono sconvolto dal mio orgasmo. Non mi era mai capitato di godere provando contemporaneamente del dolore, in realtà ammetto a me stesso che non è più dolore, e non so cos’è.
***
Luca è da un’ora che mi spiega, con la serietà dei suoi 55 anni, l’impossibilità di continuare questa avventura.
È tenerissimo nei suoi sorrisi. So dei miei sguardi interrogativi mentre con le mani giocherello nervosamente con il pacchetto di sigarette che mi ha regalato.
Lo capisco e sono d’accordo con lui, ma mi fa male dargli ragione, anche la gola è bloccata, non riesco a dirgli nulla.
– L’affetto c’è e rimarrà immutato, l’innamoramento può essere troppo rischioso per entrambi, per questo è necessario che torni a casa tua in Romania. Io ti voglio bene, non dimenticarlo. –
So che queste sono e rimarranno le sue ultime parole per me.
L’abbraccio in corridoio e poi apro la porta di casa, lui mi segue fuori. Mi appoggio al muro del pianerottolo, lo guardo a lungo, credo di avere gli occhi lucidi. Mi decido a scendere gli scalini, istintivamente mi volto perché voglio vedere ancora una volta il suo sorriso e, senza pensarci, gli dico: – Però stasera ti telefono. –
E poi sono sul bus che mi sta portando a casa. Pienissimo, ma io sono piccolo e smilzo quindi sto comodo nel mio sedile. Ripenso a tutto quello che mi è successo nell’ultimo mese e non ci capisco nulla: mia moglie che diventa una puttana e mi abbandona, sparisce senza dirmi nulla; io che mi ritrovo a essere finocchio e a cercare Luca ogni momento come se ne fossi innamorato. È troppo. Tornare a casa è sicuramente la scelta giusta, andarmene dalle situazioni in cui mi sono ritrovato e nelle quali non mi ritrovo.
Non ho alternative perché io sono un uomo e voglio essere un uomo come tutti gli altri!
Sono certo che a casa dimenticherò Luca e soprattutto racconterò ai parenti e ai miei amici la storia assurda di mia moglie. Ho bisogno di chiudere per sempre con questo periodo che mi ha sconvolto la vita.
Ho solo voglia di chiudermi in casa mia, di guardare mio figlio, di stargli vicino, di ascoltare le sue prime parole.
Solo lui non mi farà domande… spero.
(8 marzo 2015)
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