I neonazisti di Alba Dorata nati per moralizzare la Grecia, contro l’establishment che ha “distrutto” il paese, quelli delle banche del sangue greco riservate ai greci, della caccia all’immigrato, all’omosessuale, della caccia al comunista culminata con l’assassinio del rapper 34nne Killah P., sono stati accusati formalmente, nelle persone di quattro loro deputati tra cui quello che colpì con un pugno un’avversaria politica in diretta tv, del numero due del partito e del loro leader, che saranno processati tra mercoledì e giovedì, di associazione a delinquere, omicidio, aggressione e riciclaggio.
Si tratta di Ilias Panagiotaros, Yannis Lagos, Nikos Michos, del portavoce del partito Ilias Kasidiaris, del capo supremo che voleva i giornalisti in piedi al suo ingresso, quel Nikolaos Michaloliakos già tristemente famoso, e del suo numero due Christos Pappas, tutti appartenenti al partito nato per portare ordine ed onestà in Grecia e per ripulirla dal marciume immigrato ed omosessuale.
Il portavoce del governo Simos Kedikoglou, parlando di una grande occasione “per liberare dalla violenza la società greca” e ha definito alla BBC Alba Dorata “un’organizzazione criminale che si è nascosta dietro la politica”.
Ora il governo greco faccia anche i conti con il 18% di elettori che Alba Dorata l’avevano portata in parlamento, sarà molto più complicato definirli tutti quanti come sostenitori di una “organizzazione criminale”. Quella è gente che chiede risposte a difficoltà oggettive e che aveva individuato nell’estrema destra neonazista la possibile soluzione. Qualche risposta la devastata economia greca dovrà pur dargliela.
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