di Samuele Vegna
Disgraziatamente noi impegniamo il nostro tempo a credere a quel che non c’è e non vediamo quello che c’è. Questa è una citazione che mi ispira oggi a raccontare come la poca perizia di The Donald e degli States, lapalissiana, chiara: non ci sono aumenti di radiazioni nonostante i pesantissimi bombardamenti subiti dai complessi nucleari iraniani.
Tutti quanti, dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ai Paesi confinanti come l’Azerbaigian, lo affermano.
L’uranio arricchito era stato spostato, le basi nucleari forse non erano più operative, magari erano solo specchi per le allodole? Se è così ci sono cascate in pieno e ora sì che rischiamo una terza guerra mondiale, senza aver tra l’altro distrutto niente di così importante a livello strategico per il regime degli Ayatollah.
L’uomo che i pakistani candidavano dietro suggestione autogestita al Nobel per la Pace, nella notte tra il 21 e il 22 giugno ha mandato bombardieri con bombe perforanti e razzi da sottomarini per far esplodere dei siti nucleari, con buona pace del ricordo che possiamo avere di Chernobyl, che ancora oggi siamo contaminati, e manco è riuscito a centrarne uno che fosse attivo.
L’immagine di un impero in decadenza quale sono gli States è ormai evidente, ed è triste vedere gli spettacolari inganni perpetrati attraverso le parole dell’autocelebrativo leader del mondo libero (ma quali libertà?). E intanto, noi, i nostri popoli, le nostre famiglie, i nostri genitori, nonni, figli e figlie, compagni e compagne, siamo in pericolo a causa di un regime fondamentalista islamico, totalitario, che ha giurato vendetta a tutto l’Occidente (per non parlare di Putin, Netanyahu, Xi e lo stesso Trump).
(22 giugno 2025)
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