di Samuele Vegna
Violenza, è la parte più oscura di noi, che emerge per svariate motivazioni. La violenza può essere uno schiaffo dopo una mancanza di rispetto, come forse è stato quello della first lady Macron, ma poi c’è ben altro che dobbiamo raccontarci; la violenza di Stato, e la venerazione che ne hanno alcune persone nello splendore della sua massima realizzazione, che si attua senza soluzione di continuità nelle nostre piazze, siano esse online o offline.
Nel mondo offline sono accaduti due fatti che fanno gelare il sangue nelle vene e che rappresentano plasticamente lo stato di salute della nostra democrazia e delle nostre libertà. Li riporto a caratteri cubitali perché c’è bisogno di gridare al mondo l’ingiustizia sociale che stiamo vivendo e i paradossi incostituzionali che sta portando avanti il governo – Stato di Giorgia Meloni.
La prima riguarda il Poliziotto condannato per la Diaz che diventa questore di Monza, sferrando un grande, enorme schiaffo verso le vittime e le famiglie di chi chi è stato percosso a sangue durante il G8 di Genova: un soggetto del genere non rappresenta il popolo e non può garantirne la sicurezza, semmai il contrario: rischia di favorire sicuramente la violenza di Stato, ancora e ancora.
Poi c’è Luca Blasi ferito a Roma durante gli scontri tra manifestanti e polizia a Roma: “Mi hanno massacrato“. E qui c’è ben altro: il popolo sta esercitando il dissenso, sta esercitando una legittima difesa contro un governo che appiattisce il pensiero per renderlo omogeneo e uguale a sé stesso, senza più alcun limite e il popolo viene pestato a sangue dalle forze dell’Ordine, dallo Stato, che agisce durante ogni manifestazione del dissenso come alla Diaz, ricorrendo magari anche all’inquinare le prove.
Governo, partito e Stato sono la stessa cosa ormai, in una narrazione che spazia dall’unione tra stato e maggioranza di governo – e chi non vota la maggioranza cosa fa? Si gratta? – e esaltazioni dell’eroismo delle forze dell’ordine, si perde di vista il diritto a una manifestazione pacifica. Poi c’è di mezzo un essere umano, lo scriviamo qui pubblicando una nota stampa di AVS, è un politico di sinistra con carica istituzionale, disarmato e a volto scoperto, che tenta di mediare tra due fazioni opposte e viene pestato a sangue – casualmente? – finendo in ospedale con un trauma cranico; e viene pestata a sangue anche la fazione del popolo che depreca il decreto sicurezza (in reazione a tentativi di sfondamento, ndr).
Finora abbiamo parlato del momento della violenza, ma parliamo per un istante della sicurezza vera e propria : dove sta la sicurezza quando ventitre candidati alle amministrative sono stati segnalati dall’antimafia e non si sono mai ritirati?
Scendere in piazza a protestare è a questo punto legittima difesa da leggi liberticide che restringono le libertà individuali sempre più – sgombero delle case occupate dai poveracci, ma nessuno tocchi Casapound? – e non si deve arretrare di un millimetro, non si deve aver paura. Non voglio morire in un paese fascista è libertà di pensiero.
Solidarietà a Luca Blasi e a ogni uomo e donna ingiustamente vittime dello Stato.
(27 maggio 2025)
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