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Come se poi fossimo certi di saperla usare la libertà….

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di GdR

È facile quando non si governa prender le distanze da ogni bruttura, condannare regimi, democrazie storte e urlare sempre alla dittatura in patria.

La cosa che fa più breccia nell’animo dei pochi che ancora si fermano ad ascoltare un politico o a leggerlo è proprio la parola libertà. Come se poi fossimo certi di saperla usare la libertà. Una parola appunto, perché se questa non viene impiegata per proteggere ciascuno e per aiutare chi è sotto qualche giogo a liberarsi, appunto, la libertà altro non è che un privilegio.

Allora penso a quando Meloni, non troppi anni fa, inveiva contro la Turchia di Erdogan, contro la sua virata islamica, contro la riconversione dei luoghi sacri alla cristianità in templi per l’Islam (Santa Sofia); rammento quando se la prendeva perché il presidente turco otteneva soldi dalla EU per trattenere i migranti provenienti dalla Siria, lo criticava per aver aderito alla fratellanza politica musulmana ed era tutta un raccapriccio perché, lo stesso, favoriva, a suo dire, il proliferare di centri islamici e moschee in Europa.

Oggi, da primo ministro, la stessa si dice “contenta di aver accolto a Roma Erdogan, soddisfatta per i risultati raggiunti, per la dichiarazione congiunta che rafforza il nostro partenariato”.

Tutto questo è normale. Diciamo che è politicamente nella media, almeno nella media a cui, negli anni, gli italiani si sono abituati.

Dopotutto si arriva a governare facendo vedere le brutture altrui e nascondendo le proprie, ma amministrando è forse impossibile non fare schifo, ogni tanto o spesso, dipende. Così non è troppo indegno oggi abbracciare Erdogan, chiudere un occhio sulle politiche che un tempo di lui si criticavano e magari strizzargli l’altro per come tratta la comunità arcobaleno. Ma dopotutto Meloni dovrà pur avere qualche rapporto in Europa e nei dintorni o no? Certamente con la Francia non le rimane facile.

Lungi dal comprendere le conversioni sulla via di Damasco fatte con Ankara, mi resta più difficile accettare il silenzio di queste ore dopo le dichiarazioni di Netanyahu. Non che la questione palestinese sia tanto cara ai governanti del mondo, ma il nostro è proprio un governo muto. Premier e vice nel silenzio totale, mentre a Gaza ci si apparecchia per l’ultimo atto. Un’invasione sistematica annunciata e che a breve partirà. Una marcia palmo a palmo su una terra già devastata, una epurazione totale, come quando si procede ad una derattizzazione massiva.

Io non capisco come si possa tacere davanti a tutto questo orrore. Di fronte a questo odio. Guardando bambini e madri che muoiono. Come si possa tacere ascoltando quest’annuncio di fuoco. Come può tacere la premier dopo aver indetto cinque giorni di lutto nazionale per un papa che fino all’ultimo respiro ha detto Pace?

La libertà di pochi, rammentiamocelo sempre, è la schiavitù di molti.

 

 

(6 maggio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 



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