di Giovanna Di Rosa
Dunque 25 aprile all’insegna della sobrietà: cosa significherà mai sobrietà per questa gente? Respingere Calenda e Renzi dalle manifestazioni brandendo bandiere paletinesi? Scambiare per nuova bibbia il solito discorsetto con pochissima sostanza della presidente del Consiglio che parla di riaffermare “la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana”, almeno fino a quando il suo governo non la cambierà e che il decreto sicurezza del suo governo di fatto cancella? Cos’è la sobrietà: un discorso raffazzonato e confuso della seconda carica dello stato sullo stare in piedi o seduti, con applauso da presa in giro di mezzo emiciclo?
Cos’è la sobrietà della quale vaneggiano? Canticchiare “fischietta il venticello e ugheggia la buferina”? Intonare “Bellina ciao bellina ciao bellina ciao ciao ciao”? Oppure “el pueblecito unidito jamás será vencidito”? O è solo una scusa per dare ai loro sindachini sciolti, sempre più realisti della reginetta del festa del momento, l’autorizzazione ad annullare manifestazioni del 25 aprile nei loro villaggetti per farsi belli a codazzo dello spiritino neofascistello del momentino? E’ questa la sobrietà?
Non è invece assai più volgarmente, e sappiamo che la volgarità non è mai sobria soprattutto quando è vestita a festa o si copre di paramenti al limite del sacro per sembrare più alta, che senza nessuna ombra di sobrietà si è opportunisticamente cavalcata la morte del papa per provarci di nuovo, ancora una volta, a comunicare che per queste destre vincere non vuol dire governare per tutti, ma solo per i loro?
Tanta incompresa sobrietà griderebbe vendetta. E magari basta solo aspettare.
(25 aprile 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)