di P.M.M.
Dicono le solite malelingue comuniste che stazionano in parlamento per fare pettegolezzi – e come non capirle se a suon di decreti legge i parlamentari stanno lì, pagati, a fare pochissimo – che Meloni non appaia in parlamento da settimane: le llaman la Desaparecida. Nessuno sa dov’è. O meglio si sa. Deve avere scoperto che andare sulle reti Rai o su Rete4 dove le sono consentiti monologhi che nessuno di voi umani potrebbe mai immaginare, mantiene il suo partito attorno al 30% dei consensi, a suon di fuffa e lanci da influencer (perché questo Meloni è, oltre ad essere presidente del Consiglio).
In più andare in parlamento sarebbe come offrirsi in pasto a quelle bestie fameliche, sempre quei comunisti, che le chiederebbero conto di diverse faccende, che elenchiamo:
- come intenda schierarsi, se come trumpiana o come atlantista, nonostante ciò che dice;
- come intenda placare il suo vicepresidente del Consiglio, tal Salvini divorato dalla sindrome nota come il Fuoco di San Vlamidiro e San Donaldo;
- come intenda procedere nei confronti di un mercato impazzito che, dagli affitti all’energia per passare agli alimentari alla sanità, sembra non avere freni con rincari incontenibili e una sempre peggiore qualità dei servizi;
- per quanto pensa si possa andare avanti a slogan mentre il paese va da un’altra parte e lei fa pochissimo;
- che bisogno c’è di devastare la gente con le inutili provocazioni sul premierato quando di fatto lei lo pratica già;
- cosa pensa delle pratiche discriminatorie messe in atto dagli USA nei confronti di donne e minoranze varie, mica che si pretenda;
- se ritiene che non apparire in parlamento farà digerire più facilmente le leggi liberticide che lentamente, ma con assassina puntualità appaiono di qua e di là nel silenzio più assoluto (come l’impossibilità di sapere come il governo italiano agisce, con soldi pubblici, sul fronte degli accordi con paesi terzi sui migranti, ad esempio).
Sono solo alcune delle questioni che potrebbero esserle sottoposte se solo la donna che è presidente del Consiglio, oltre che regina d’Europa e del nuovo Regno d’Italia e d’Albania, facesse la sua augusta apparizione nelle aule deputate al dibattito politico. Aule che, però, hanno un problema: sono deputate al dibattito: parola che la presidente del Consiglio proprio non digerisce derivandone critiche, puntualizzazioni, diatribe, cavillismi che alle loro maestà non si addicono e procurano noia e fastidio.
(11 marzo 2025)
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