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Il rischio futuro di un’investitura a furor di popolo

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di Giovanna Di Rosa

Ricorderà, chi c’era, i tempi dell’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi, deceduto ex presidente del consiglio e fondatore di Forza Italia che gli venne recapitato mentre era in corso (o all’inaugurazione, non ricordo bene) del G8, un G8 in pompa magna tutta scenografia e pochissima sostanza. La sostanza avrebbe dovuto dargliela l’avviso di garanzia, consegnato con tempismo, che non sortì nessun effetto: l’azione regalò un balzo di gradimento (verso l’alto) all’allora presidente del Consiglio, sostenuto dalle potenti macchine da guerra che erano (e sono) le reti televisive da lui fondate. Fu un clamoroso autogol. E aprì la profonda frattura tra istituzioni che vediamo anche oggi.

Oggi la stessa azione che un senso ce l’avrà, ma io non la vedo, sortirà certamente lo stesso effetto. Lo scrivo premurandomi di sottolineare che non voterei né Meloni, né il suo partito, né nessuno dei partiti che compongono la sua coalizione nemmeno se mi garantisse l’eterna giovinezza, ma per onestà intellettuale non posso esimermi dallo scrivere che anche stavolta, anche in questo caso, tutto mi sembra un nonsense ordito ai danni della presidente del Consiglio all’apice della sua popolarità – e a questo proposito invitiamo lettrici e lettori a tenere d’occhio i sondaggi – la cui popolarità non verrà scalfita così come la sua forza politica non verrà intaccata. Ed è proprio perché non condivido una virgola di ciò che questo governo mette in campo che mi preoccupano azioni (che ritengo stupide), che porteranno all’ennesima investitura da ventennio senza risolvere i problemi dell’Italia, della politica e tantomeno della giustizia.

L’avviso di garanzia parte dalla questione Almasri, quel galantuomo sulla cui testa pendono le accuse di 32 omicidi e violenze sessuali tra le quali quella su un bambino di 5 anni, che dopo avere scorrazzato per l’UE come cazzo gli pareva (quando ci vuole ci vuole) è stato arrestato una volta arrivato in Italia, rinchiuso in galera e mentre era ancora rinchiuso gli si preparava l’aereo di stato che l’avrebbe riportato in Libia, dove è arrivato accolto da grida anti-Italia, fuochi d’artificio e feste popolari. Il tutto per una robetta che chiamano cavillo legale quelli che ne sanno di cavilli legali (ne approfondisce Repubblica al link precedente). Evidentemente i giudici vogliono vederci chiaro e via di avvisi di garanzia.

Ora le macchine da guerra televisive stanno ancora dove stanno, in più ci sono più radio passate di proprietà, insomma la destra in questo paese controlla indirettamente l’informazione (non è certamente un motivo per stare zitti) ma sarebbe una ragione sufficiente per non cercare lo scontro diretto, indagando mezzo governo e la presidente del Consiglio dei Ministri nello stesso giorno. Avranno pensato di far bene e non ho cultura giuridica sufficiente per entrare nei dettagli, ma ho sufficienti compleanni per ricordarmi che fu un autogol ai tempi di Berlusconi e sarà un autogol ancora più clamoroso oggi. Con il rischio, lo scrivevamo nel titolo, di una futura investitura a furor di popolo soprattutto dopo avere rivisto il video con cui Meloni ha annunciato di avere ricevuto un avviso di garanzia: un capolavoro di comunicazione di una che definiscono influencer, ma che è (e diventerà sempre più) per tutti un’avversaria formidabile.

 

 

( 28 gennaio 2025)

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