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HomeIl CommentoLa comunità internazionale prenda le distanze dai nemici conclamati delle donne

La comunità internazionale prenda le distanze dai nemici conclamati delle donne

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di Lorenza Morello

Adesso che Cecilia Sala è stata liberata (mentre questo pezzo viene scritto l’aereo che la riporta a casa e’ appena decollato da Teheran) è il momento di condividere alcune opinioni forti in merito a questa vicenda e a molte altre accadute sino ad oggi.

Ovviamente, siamo certi che Cecilia tornando in Patria avrà molto da raccontare anche se di certo il suo primo pensiero, abbracciati i genitori, sarà quello di ringraziare la Presidente Meloni – che può ritenere questo il più grande successo da quando è in carica, ad occhio, un miracolo politico. Risolta in brevissimo tempo e prima che la cosa si polarizzasse nelle piazze – perché (come avrebbe dovuto capire anche Zaki) si ringrazia sempre chi ci riporta alla vita, a prescindere dalle opinioni politiche di ciascuno ci sono valori più alti – è svilente persino doverlo ricordare. Ma viene da chiedersi: davvero abbiamo ancora bisogno, come comunità internazionale, di qualcuno che prenda la propria pellaccia e vada a raccontarci le atrocità di una certa parte del mondo, o non sarebbe più saggio farle cessare queste atrocità?

Chi di noi metterebbe un altro essere vivente nella tana del leone perché ci faccia un report dettagliato sul fatto se questo è davvero carnivoro o forse è diventato vegano? Chi avrebbe mandato un uomo di colore a fare la cronaca di cosa si dicevano quelli del Ku Klux Klan? E potrei fare esempi di questo genere a non finire.

Ebbene, allora, che senso ha andare o mandare una donna in un Paese e in mezzo a fanatici estremisti che hanno fatto dell’odio per le donne la propria ragione di vita?

Quale dato aggiuntivo si può trarre dalla cronaca di una tortura? E, soprattutto, qual è il peso che il cronista singolo e la collettività tutta devono sopportare per un rischio di questo genere?

Mi si dirà che il diritto di cronaca è inviolabile e i cronisti “di guerra” sono sempre esistiti. Forse in un’epoca in cui i mezzi di informazione erano molto diversi e ridotti, l’unico modo era scendere in campo e rischiare la pelle ma oggi, che ormai abbiamo accesso da remoto a immagini e dialoghi, ed abbiamo persino troppo chiaro dove si spingano certe violenze, non me ne vorrà nessuno ma credo che volersi mettere in certe situazioni non sia per “dovere di cronaca” ma per autocompiacimento personale, per una brama di notorietà che obnubila la mente e gli occhi.

Ecco che allora nessun paese al mondo, nessun giornale, nessuna parte politica  può più accettare che quello sia un modo di narrare il problema. Il problema non va più narrato, va risolto.

E il solo modo di risolverlo, vista la degenerazione e la propagazione che il fondamentalismo islamico a macchia d’olio anche nel mondo occidentale (solo in UK si contano 85 tribunali che applicano la Sharia) è chiudere tutti i luoghi in cui, senza controllo, si possono violare i diritti delle donne o incitare all’odio.

E allora, in un mondo che dopo l’inizio del conflitto Russo Ucraino ha deciso di bandire gli atleti russi dalle competizioni sportive, di vietare la lettura di grandi classici come Dostoevskij, si chiudano immediatamente tutti i tribunali che applicano la sharia (ben sapendo che sono luoghi dove i diritti delle donne non sono garantiti in alcun modo) e si chiudano tutte le moschee che propagano odio. Perché laddove non è assolutamente vero che tutti i musulmani sono terroristi, è però certamente vero che tutti gli attentati e i reati di cui si sta parlando hanno matrice islamista(i brani del libro sacro che questi gridano mentre compiono le stragi, o i versetti ritrovati nelle tasche sono solo banali esempi di un fatto noto e inconfutabile).

La comunità internazionale prenda le distanze dai nemici conclamati delle donne. Nel 2025 non è più nemmeno ipotizzabile sapere che c’è un luogo del mondo dov’è queste non possono camminare libere per strada, non possono leggere, studiare o vengono torturate per volontà del governo. Anche se sono quei governi che piacciono tanto alle nostre economie perché si stanno comprando tutto, dalle squadre di calcio ai politici, passando per manifestazioni tutte luci e lustrini.

Solo se e quando il mondo potrà vivere un lungo periodo in cui nessuno di questi odiosi crimini verrà nuovamente commesso, si riaprano i centri di aggregazione di quella sistema di potere che chiamano religione che (e mi spiace per i musulmani moderati che nulla possono) al momento si fa conoscere al mondo non certo come religione di pace, ma come flagello di morte certa per le donne.

 

 

(8 gennaio 2025)

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