di Giovanna Di Rosa
Mentre il M5S guadagna consensi nei sondaggi – e come potrebbe essere il contrario se da tre settimane non si parla d’altro – il già Elevato fracasado al suelo si è ripresentato con quello che immaginava essere un coup de théatre annunciato dal suo profilo muskiano, ma che è stata l’ennesima apparizione prevedibile di un uomo che nel 2013 è riuscito a portare in piazza l’ultimo vero comizio della storia politica recente e poi basta. Si è fermato lì.
Beppe Grillo ha scelto così di ri-apparire – per sparire? – su un carro funebre, trovata che deve avere pensato come divertente, e si è esibito come se fosse a) necessario, b) imprevedibile, c) con la solita spocchia, raccontando, alla fine, quella che è ormai diventata la qualunque: la storia di uno che doveva fare una rivoluzione, a cui molto è piaciuto il tonno contenuto nella famosa scatoletta, che ha fatto alleanze da destra a sinistra (proprio in quest’ordine) buttando fuori senza tanti complimenti chi non era d’accordo e ora sente il giochino sfuggirgli dalle mani e si mette di traverso, come può. O col poco che ha.
Poi lo slogan, immancabile: “Lancerò qualcosa di meraviglioso”. Forse un nuovo strumento per mettersi in mezzo, rendendo più difficile ciò che è già complicato perché in fondo Grillo è tanto più italiano di tutti noi in quel suo credersi indispensabile ovunque sia e qualunque cosa dica. Ed è talmente vero che potete leggerlo qui: “Vedere questo simbolo rappresentato da queste persone mi dà un senso di disagio. Fatevi un altro simbolo, andate avanti e fate le vostre cose. Il Movimento è stramorto, ma è compostabile. L’humus che c’è dentro non è morto. Ho un’idea che vi dirò dopo, però non finisce qui, voi andate a votare o andate a funghi, cercate di prendere una decisione tanto io non mi offendo, ma il Movimento avrà un decorso meraviglioso”.
Se levate dal discorso con un bel cancellino, o un più semplice comando taglia, tutto ciò che non è slogan, che non è provocazione, che non è battuta da palco (felice o infelice, che importa?), che non è disprezzo per chi non lo segue più, del discorso di Grillo non rimane nulla, assolutamente nulla. Esattamente come del Movimento del fu Grillo non è rimasto nulla. E non è responsabilità di Conte.
(3 dicembre 2024)
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