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Contro il razzismo troppe parole e pochi, quasi niente, fatti

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di Paolo M. Minciotti

Se una parte politica, nello specifico quella che guarda a sinistra, giustamente si esprime – più a parole che a fatti, purtroppo – contro le sempre più frequenti e violente manifestazioni di razzismo, l’ultimo dei riguarda un vero e proprio attacco razzista a bambini indiani e bengalesi ai quali è stato impedito di giocare a pallone, con seguente assalto ai loro genitori feriti a colpi di bottiglie rotte – dall’altra parte esiste una destra che nel silenzio e senza colpo ferire le manifestazioni razziste le appoggia. Come? Con il silenzio e minimizzando e scivolando sui saluti a braccio teso e sui loro Sig Heil. La chiamano democrazia e straparlano di dittature inesistenti.

Va ricordato che nonostante i molti discorsi, spesso veri e propri inni alla libertà e contro ogni tipo di razzismo, la sinistra di questo paese (centrosinistra che dir si voglia) non si è dimostrata particolarmente solerte nel fare in modo che le persone godessero di più libertà, maggiori diritti e protezioni, né per promulgare leggi contro l’odio razzista o omofobo (stendiamo un velo pietoso sull’applicazione della Legge Mancino). Basterebbe ricordare il tunnel in cui era finita la legge sulle Unioni Civili approvata dal governo Renzi con tutti i limiti che conosciamo e dopo averla fatta a pezzi dalle destre vere, da quelle ultracattoliche interne al PD e dal M5S che all’ultimo momento disse che non l’avrebbe votata e costrinse Renzi all’accordo con Alfano che chiese e ottenne di sacrificare la step-child adoption. Vorrei ricordare in questa sede che a causa dei numeri in parlamento dopo il quel governo Renzi là non ci sarebbe più stata una maggioranza con numeri sufficienti per approvare qualcosa di simile.

I tempi sono drammaticamente cambiati, e così le maggioranze politiche e le strutture interne ai partiti. Meloni ha vinto le elezioni con la più feroce destra possibile e i suo partito, soprattutto la parte giovanile, è un crogiuolo di vari razzismi e intolleranze, con saluti nazisti al seguito, e una inquietante tendenza a minimizzare il fenomeno. Dall’altra parte Schlein ha riportato il PD su quelle orme di sinistra che mancavano in Italia da troppo tempo, ma anche lei ha i suoi guai con una sinistra estrema che scambia i problemi sociali con una buona occasione per fare casino e attaccare le forze dell’ordine, magari inneggiando alle libertà altrui.

Ciò che succede, mentre le due maggiori forze politiche italiane sono impegnate in cose estremamente appassionanti come l’autonomia differenziata e i referendum per abrogarla, oltre a cose fondamentali come il premierato per rendere governabile il paese [sic] quasi fossimo in una dittatura dove viene impedito il voto, il razzismo e lo sfruttamento delle vite altrui dilagano. Da Torpignattara alla morte sul lavoro di Latina per incuria e menefreghismo, ad altri innumerevoli episodi tipo le bandiere naziste o neo negli stadi sui quali cala velocemente il silenzio, la risposta della maggioranza alla necessità di convivenza civile sembra essere l’assalto a un deputato dell’opposizione che voleva consegnare una bandiera italiana a un loro rappresentante. Tutti fulgidi esempi di democrazia.

Così per tutte le forze che odiano il razzismo e non vogliono restringimenti delle libertà personali, per tutte quelle forze di sinistra democratiche, per i liberal-democratici, per radicali, liberali litigiosi alla Renzi-Calenda, per tutti coloro che continuano a sbraitare come se non ci fosse domani senza preoccuparsi eccessivamente di cose fare, si sarebbero già aperte da diverso tempo sconfinate praterie di consenso possibile: vorranno percorrerle o continuare a lasciare che vengano disseminate di mine antiuomo pronte ad esplodere? A loro la scelta. Ma si muovano in fretta. La loro cecità, francamente, lascia poche speranze.

 

 

(2 luglio 2024)

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