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HomeIo la penso cosìSe chi giudica è compagno o camerata

Se chi giudica è compagno o camerata

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di Marco Biondi

Due notiziole su cui riflettere.
“Il Salvini”, sempre lui, riesce a recuperare il filmato di una manifestazione di sinistra (come l’ha avuto? Da chi? Ancora non si sa) e, guarda caso, scopre il volto della giudice Apostolico – quella che si è permessa di firmare un’ordinanza con la quale bolla come illegittimo il decreto Cutro sull’immigrazione perché incompatibile con le norme della Ue, e con i principi sanciti dalla Corte di giustizia europea e con l’articolo 10 della Costituzione – e ne fa scoppiare un caso politico. Ecco. Ci ha bocciato il decreto perché lei è comunista e, si sa sono i comunisti che vogliono l’immigrazione clandestina, loro, d’accordo con gli scafisti e quei banditi delle Ong.

Può un giudice avere una opinione politica? Democraticamente direi di sì, anche se poi, forse, potrebbe evitare di sbandierarla in pubblico; ma tant’è, possiamo dire, se poi esprime giudizi conformi alle nostre leggi, cosa c’è di tanto sbagliato?

Forse la cosa più sbagliata è che un ministro, dall’alto dei suoi poteri, possa entrare in possesso, o farsi consegnare, filmati che poco o nulla hanno a che fare con la sua funzione e, soprattutto, come scrive Repubblica, senza ottenere le autorizzazioni prescritte. Tutto è ancora da dimostrare, salvo una cosa: “il Salvini” sembra essere preda del prima parlo e poi penso e, spesso, si ritrova con qualcuno che lo fa riflettere sul fatto che lui non si è accorto di aver detto e fatto una “cappellata”.

La seconda notizia, riguardando Renzi è notoriamente una “non notizia” nel senso che nessuno ama parlarne tranne lui, è che, finalmente, il pubblico ministero Luca Turco è stato convocato dal Csm per la settimana prossima. Hai visto mai che il fatto di aver violato la costituzione e ignorato sentenze della Corte Costituzionale, possa costargli qualcosa? Magari ci si augura che gli costi qualcosina di più rispetto a quello che è costato a un suo collega Giuseppe Creazzo, che lavorava nel suo stesso team, che è stato condannato alla perdita di ben due mesi di anzianità per le molestie sessuali nei confronti della collega, Alessia Sinatra, pm a Palermo. Anche Creazzo e Turco avranno ben radicati convincimenti politici che li hanno portati ad una lotta senza quartiere contro Matteo Renzi e per la quale, forse, oggi dovranno rendere conto.

Ma, al di la della massima libertà di pensiero che deve essere concessa a chiunque (Costituzione docet) il problema grave è quando dei giudici o PM si imbarcano in processi che generano lo sperpero di denaro pubblico per condurre le proprie battaglie private, destinate solo a creare una vastissima eco mediatica ma poi a naufragare nel niente su cui sono basate le accuse. Alla fine una giustizia, seppure lenta, arriva.

Ne sa qualcosa anche Marco Travaglio che continua a raccogliere condanne che gli costano decine di migliaia di euro di risarcimenti per le diffamazioni sparse negli anni del suo “pseudo giornalismo”. L’ultima è di oggi, altri ottantamila euro che dovrà versare a Renzi. Ma se Travaglio almeno viene condannato a pagare per le sue personalissime battaglie basate sulle calunnie, perché i giudici non pagano mai? Ecco, questo è un altro problema. Se si dovesse dimostrare un insano accanimento da parte di un Giudice o un PM, che genera sperpero di denaro pubblico a fini personali, oggi con l’attuale legge sulla responsabilità civile dei giudici, dovrebbe pagare lo Stato (doppio danno). E non mi sembra proprio corretto. Ma chi parla di responsabilità civile dei magistrati è additato di essere uno sporco berlusconiano o un becero fascista, e allora tutti devono starsene zitti. Ma è vero che anche le riforme devono essere fatte con senno, possibilmente non col senno di poi.

Mi scuso in anticipo: ma io zitto non riesco proprio a starci. Nel caso vi desse fastidio, liberissimi di non leggermi.

 

 

(6 ottobre 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 



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