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L’incoerente Calenda, o dell’inconsistenza

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di Claudio Desirò

Esattamente un anno fa, giorno più o giorno meno, dopo aver firmato e poi rotto vari accordi precedenti, come nel suo stile, Carlo Calenda raggiungeva Matteo Renzi per dare inizio ad un nuovo progetto. Nasceva così il cosiddetto Terzo Polo, interessante sulla carta, ma mai realmente calato nella realtà, e che in questi giorni sta definitivamente naufragando evidenziando tutti i limiti politici, progettuali, valoriali e caratteriali del Nerone dei Parioli. Limiti già noti a molti, su cui altri hanno volutamente chiuso gli occhi, arrivando a tapparsi il naso pur di provare a salire sul primo carro che passava davanti.

Un Calenda che non ha mai dimostrato grandi caratteristiche di leadership e per il quale la guida di un gruppo politico si trasforma nella gestione padronale anche delle persone, messo all’angolo da un Matteo Renzi che, uno dopo l’altro, sta portando alla luce le incongruenze dell’ormai ex alleato e la distanza che intercorre tra le parole che usa e la concretezza dei fatti. Tra il dire e il fare, dicevano i saggi, c’è di mezzo il mare, ma per colmare la distanza tra ciò che dice e ciò che fa Calenda, non basterebbe l’intero volume oceanico del pianeta.

L’attitudine sinistrorsa del sedicente liberale, l’ha ormai portato ad essere di fatto un alleato organico della peggior rappresentazione della sinistra moderna: quel mix di massimalismo e populismo, che vede Schlein e Conte degni rappresentanti del decadimento sociale e culturale di quell’area. Ma nel populismo massimalista di sinistra, Calenda si trova a proprio agio rappresentando da sempre la sua reale area di riferimento. Ed è così che l’ex Ministro, per “ritornare a casa”, rinnega uno dopo l’altro i principali punti del programma elettorale del Terzo Polo con il quale, solo 10 mesi fa, si presentò alle elezioni e fu pure eletto. Dal Salario Minimo alla Commissione d’Inchiesta sul Covid, fino al Premierato forte, quel programma viene quotidianamente violentato dal pariolino, folgorato sulla via del populismo. Ed ovviamente, nel suo stile, non passa giorno che Renzi o qualche suo fidato collaboratore, non evidenzi l’incoerenza, oltre che l’inconsistenza, di chi millanta liberalismo ed antipopulismo ad ogni piè sospinto, salvo dimostrare nei fatti esattamente l’opposto. Opera di onestà intellettuale, se questa caratteristica fosse conosciuta dalle sue parti, sarebbe l’ammissione, anche a se stesso, di aver parlato e voluto rappresentare valori e posizionamenti mai avuti. Opera di onestà che dovrebbero fare anche i suoi più accalorati fan, se non altro per chiarezza nei confronti delle basi e degli elettori convinti, loro malgrado, ad inseguire progetti distanti dal narrato.

Una realtà che qualcuno, proprio un anno fa, aveva preventivato, a cui manca solo la ciliegina sulla torta: la rottura dei gruppi parlamentari. Eventualità resa difficile dai nuovi regolamenti del Senato, ma che potrebbe essere portata in porto: Calenda, infatti, sarebbe probabilmente costretto a portare i suoi nell’unico gruppo misto esistente, quello di Bonelli. Ma la distanza politica tra quella sinistra ed il pseudo leader di Azione non è poi così tanta.

Ed intanto, c’è chi continua a gustare pop-corn.

 

 

(4 agosto 2023)

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