di Giancarlo Grassi
Alla fine Salvini punta i piedi su Senato e Viminale e fa saltare il vertice delle destre che doveva essere preludio a quello che intendevano come il loro trionfo: l’insediamento del primo governo Meloni. La questione è sempre una: Salvini vuole il Viminale e Calderoli al Senato alla faccia dell’interesse nazionale ed è disposto a farlo saltare addirittura prima dell’insediamento.
L’amore per il popolo tutto instrinseco al segretario leghista, disposto a tutto pur di avere la poltrona che fa il bene del popolo è qualcosa che lascia politicamente a bocca aperta. Il Suo partito è in caduta libera, e lui ne è responsabile; dal Viminale è già stato fatto fuori, per sue precise responsabilità e lui cosa fa? La fa pagare al popolo che dice di amare ritardando, sbattendo la porta e non presentandosi al vertice di coalizione, la nascita del governo. Cosa succederà ora non è chiaro.
Certamente il rischio che quello Meloni passi alla storia come il primo governo abortito prima della nascita è alto: e se domani le destre si presenta alle 10.30 senza candidature forti darà non solo un pessimo segnale, ma si faranno sacrosante risate. L’UE chiuderà la borsa e qualcuno comincerà a chiedersi se è stato per sprofondare l’Italia in un mare di merda che è stato fatto saltare Draghi.
(12 ottobre 2022)
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