di Giovanna Di Rosa
Il disordinato agitarsi di un leader sulla graticola, assediato da ogni parte, è riuscito a mettersi tutti contro ragionando da vincitore nonostante abbia perso su tutti i fronti ha portato anche all’espressione contraria di un Bonomi abbastanza filoleghista da sempre che ha messo uno stop: “Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax. Non possiamo permetterci nuovi strumenti di prepensionamento. Non si possono ammettere follie per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit”.
Il luogo del salvinicidio non è stato casuale: il palco di Confindustria Varese, quella Varese crogiuolo di leghisti della prima, della seconda e dell’ultima ora e proprio nel pieno della costruzione del governo meloniano nel quale Salvini cerca disperatamente di entrare e dal quale tutta la coalizione, a parte i suoi anti-europeisti e filo-russi partner-sodali messi in parlamento all’uopo, cercano di tenerlo fuori.
“Niente follia, i cittadini ci hanno eletto per questo. Non fare la flat tax e tenersi la Fornero? No grazie”, sono i colonnelli salviniani a parlare con tanta proprietà di misure come se il loro Generale non avesse dimostrato in ogni occasione di non essere in grado di tenere fede a ciò che dice. E la svolta verso Meloni di Confindustria, che deve essere filogovernativa, sembra essere il preludio al funerale di Salvini con de profundis come prologo.
Lui non ci fa una piega. In apparenza. In realtà non sa dove andare. E’ scomposto, dice cose, rivendica ministeri che nessuno vuole dargli, cerca d ripetere l’operazione del 2018 (ma Giorgia Meloni, che non voterei nemmeno sotto tortura, non è Di Maio), riempie i silenzi della leader di FdI con le sue grida perché deve coprire il suo fallimentare 8,8% (e 8,7% al Senato) mentre governatori e ala bossiana preparano la spallata che lo lascerà senza mutande. Lui che riesce a sfigurare persino vestito.
(4 ottobre 2022)
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