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L’arrogante superficialità delle destre andrebbe punita sonoramente #giustappunto ma gli italiani non lo comprenderanno mai

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di Vittorio Lussana

Tempo addietro scrissi un articolo molto critico nei confronti del Festival di Sanremo. Era un momento bruttissimo per il sottoscritto, poiché avevo perso mia madre da poco per via del Covid 19. Pertanto, decisi di divertirmi un po’ e buttai giù un corsivo fantastico, dal titolo “Fine pena: mai”, che fece ridere a crepapelle tutti quanti. Nel senso buono, ovviamente, perché era un excursus storico molto divertente, benché severo verso la cultura nazionalpopolare italiana.

Ribadisco: il mio umore, in quei giorni, era nero. E feci una fatica mostruosa ad alleggerire quell’articolo, poiché mi sentivo nella classica condizione dell’attore comico che deve riuscire a divertire il pubblico nonostante un mood a dir poco pessimo. E comunque, all’interno del brano dedicai un cenno all’Eurovision, lamentandomi del fatto che, a parte un raro caso, quel festival non lo vincevamo  quasi mai. Neanche a scriverlo apposta, quell’anno il Festival di Sanremo fu vinto dai Maneskin’ i quali poi s’imposero anche nella manifestazione europea. Il resto è cronaca: è di questi giorni, infatti, la notizia della vittoria del gruppo ucraino Kalush Orchestra, che soprattutto per motivazioni di solidarietà verso il loro Paese, martoriato da una guerra voluta a tutti i costi dal presidente russo, Vladimir Putin, ha ottenuto una marea di voti a favore. La manifestazione si è tenuta a Torino, tra l’altro, proprio perché un anno fa avevano vinto, per l’appunto, i nostri Maneskin.

Sia come sia, dopo la vittoria del gruppo ucraino, sui social si è scatenata la bolgia dei complottisti filoputiniani, che sono capaci di rosicare per qualsiasi cosa. Circola in rete, infatti, un meme che propone la figlia del ragionier Ugo Fantozzi, Mariangela, come candidata dell’Ucraina al tiolo di Miss mondo, quasi a sottendere che, in un momento come questo, l’avrebbero fatta vincere solo per compassione. A prescindere dalla faziosità della cosa, che ovviamente è alla base di tutte le sconfitte di No vax, assolutisti e putiniani di questi ultimissimi anni, in cui le destre si sono portate sfiga da sole, è paradossale come questi gruppi non si siano ancora accorti della gaffe che hanno commesso. Il personaggio cinematografico di Mariangela Fantozzi, infatti, non potrebbe neanche candidarsi al concorso di Miss mondo, poiché si tratta di un personaggio interpretato da un uomo: l’attore caratterista, Plinio Fernando. Il quale, a suo tempo, fu scelto da Luciano Salce proprio per la forte caratterizzazione dei suoi tratti somatici, assai vicini a quelli di una scimmia (sperando non si offenda, dato che l’ho anche conosciuto e frequentato, negli anni ’70 del secolo scorso, avendo a lungo recitato nella compagnia teatrale La Plautina, diretta dall’amico Sergio Ammirata).

Insomma, siamo nuovamente di fronte all’ennesima astrazione di destra: nessuno ha ancora spiegato ai filoputiniani perché Mariangela Fantozzi non sarebbe stata ammessa al concorso di Miss Universo. E nessuno tra loro ha avuto la curiosità di andare ad approfondire qualcosa in più intorno a questo personaggio volutamente caricaturale, scelto apposta perché particolarmente bruttino quand’era un ragazzo. Perché nel cinema e nel teatro si può forzare, essendo molti testi particolarmente ricchi di personaggi particolari o di fantasia. Niente da fare: alle destre di casa nostra interessa unicamente sottolineare che, in un eventuale concorso di bellezza, quest’anno non avrebbe vinto la ragazza più bella, bensì la candidata dell’Ucraina, chiunque essa fosse, poiché sostenuta dal nuovo ordine mondiale per motivazioni politiche. Sono loro, i destrorsi, a strumentalizzare ogni cosa, ma quando lo fanno gli altri, magari a fin di bene, essi si scatenano, manifestando tutta la loro amoralità.

Questa cosa di dileggiare il principio di solidarietà è già triste di per sé, poiché segnala un retaggio che mantiene in essere un’idea di trascendenza non mediata, da autentici teorici della forzatura reazionaria. E chi conosce veramente l’estetica in quanto alta forma di filosofia, sa bene come questo genere di idealismo selvaggio sia, esso stesso, un qualcosa di mostruoso, poiché si richiama a culture irrazionaliste tendenti a fondere fede e speranza senza il contrappeso della carità, riducendo il concetto di verità rivelata a mezza verità. Un retaggio addirittura atavico, che non riesce a far riferimento ad alcuna grandiosa malvagità, bensì a una semplice versione scimmiottata del potere assoluto. Un qualcosa di assolutamente poco serio, che scambia una certa satira da pecore nere come un banale atteggiamento monocorde.

Le cose non stanno affatto così, sotto un profilo culturale. E nemmeno come reclamato diritto a professare una versione conservatrice di tendenze prive di discernimento, o del nesso crociano della distinzione. Si tratta, al contrario, di un semplice qualunquismo totalmente privo di spina dorsale, poiché incapace di rendersi conto che anche le filosofie assolutiste pretendono un alto grado di serietà dottrinaria. Non rendersi conto di fare la figura di chi non sa nulla, neanche nel campo del cinema di serie B – seppur trattandosi di una serie B rispettabilissima, che ha dato lavoro a tantissimi attori in passato – tutto ciò rappresenta un ‘boomerang’ clamoroso, che conduce in automatico verso quell’eterogenesi dei fini che proprio la filosofia del Vico ci consiglia, ormai da secoli, di utilizzare come strumento d’analisi. L’assolutismo marxista, infatti, è una forma di rivoluzione che professa una visione socioeconomica – giusta o sbagliata che sia – la quale si contrappone quasi specularmente al liberalismo smithiano del modello fordista. Così come le filosofie hegeliane in quanto schema etico, si contrapposero alla precedente visione positivista, modernista e kantiana.

Esporsi a brutte figure non corrisponde a una forma di protesta, né di goliardia, bensì a una forzatura continua in quanto semplice loop, ovvero come ripetizione continua di un solo e unico metro. Siccome si è scoperto che, durante una serata d’estate, si è riusciti a uccidere una zanzara con un colpo di giornale arrotolato, si pensa che quest’ultimo sia il solo e unico modo per liberarsi dagli insetti notturni. Tale caratteristica, la si può notare anche negli atteggiamenti più semplici della gioventù di destra: quando essi individuano una battuta felice, la reiterano ad libitum, inflazionandola fino a spappolarti i coglioni. E quando si va ad applicare tale superficialità verso altri settori specifici, i risultati sono addirittura peggiori, se non pessimi.

Se si contesta agli immigrati un colore della pelle diverso dal nostro, non li si calcola come individui singolarmente presi, ma semplicemente in quanto razza. Pertanto, non viene solamente a mancare il discernimento come logica di guerra in cui è necessario combattere un nemico, bensì ci si autolimita a una sorta di principio animalesco, incapace di comprendere che potrebbero persino esistere degli individui di colore che non dovrebbero essere accolti nel nostro Paese, rispetto ad altri che, invece, lo meritano pienamente. Insomma, siamo al becerume. La qual cosa dimostra unicamente una superficialità agghiacciante. Non si fa nemmeno lo sforzo di andarsi a leggere Wikipedia per cercare di capire se Mariangela Fantozzi fosse veramente una ragazzina così bruttina – “la bertuccia”, per dirla con il ragionier Ugo Fantozzi – oppure se si tratti di un attore maschio vestito da donna. Ma non si potrà mai comprendere nulla, in questo modo. E ci si affida unicamente alle sensazioni, le quali conducono sempre a giudizi arbitrari, espressi a tentoni.

Se si volesse salvare veramente la cultura nazionalista, bisognerebbe comprendere che il fascismo e il nazismo, a suo tempo, la fagocitarono, trasformandola in manicheismo. Non si teorizza una filosofia da taglio della testa al toro, nel senso del risolvimento sbrigativo e pragmatico di un problema qualsiasi, perché fede e speranza, quando non ‘mediati’ dalla carità, generano solamente mostri. Nel film Schindler’s list, il capolavoro di Steven Spielberg, è presente una scena in cui il protagonista cerca di spiegare il concetto di potere, legato al perdono, al kapò del campo di concentramento di Plaszòw, nei pressi di Cracovia. Senza riuscirci, poiché la costruzione ideologica nazista era ormai degenerata in una sorta di religione diabolica: una sorta di vero e proprio giustizialismo arbitrario. Ma il fatto che vi siano degli elementi da depurare anche a destra rimane un concetto che non riesce a superare l’odio ideologico. Solo Guido Crosetto e, talvolta, Ignazio La Russa lo hanno compreso veramente, pur non ponendosi il problema di un reclutamento politico dei giovani che sia maggiormente formativo.

E’ inutile che si venga a raccontare che nell’assolutismo di destra ci si diverte di più, si ride e si scherza: dopo un po’ rompete le scatole e basta. Si tratta di una cultura chiusa esattamente come il marxismo a sinistra, di una mera contrapposizione che andrebbe bene solamente durante una guerra, dove c’è un nemico da combattere. E che nemmeno funzionano sempre, poiché anche quando un nemico comune esisterebbe, come per esempio è stato il Covid 19, trattandosi di un virus – cioè di un nemico invisibile – la logica di guerra è stata applicata contro altre persone che, invece, stavano cercando di uscire al più presto dalla pandemia. Ma se non si riesce a condividere neanche il nemico, ciò significa che le culture di destra non serviranno mai a nulla. Almeno fin quando non si comprenderà l’esigenza di dover decontaminare il nazionalismo dal razzismo e dal combattere battaglie talvolta anche giuste contro le persone sbagliate.

Il vero problema delle nostre destre rimane il fascismo: non c’è niente da fare. Fin quando esse non comprenderanno di dover cestinare questo parente scomodo non ci sarà modo di spiegare loro la differenza che passa tra un oroscopo e il settarismo ideologico. Le culture chiuse diventano setta: persino Papa Bergoglio ha affermato qualcosa del genere, di recente. Persino da un gesuita ambiguo e noioso si fanno fregare, questi qui. Non siamo di fronte a forme di follia creativa, ma alla più triste povertà di spirito. “Tutta la realtà è atto dello spirito”, recita l’incipit filosofico gentiliano. Ma se non si è in grado di comprendere nemmeno questo principio, le destre di casa nostra non potranno mai andare da nessuna parte.

 

(20 maggio 2022)

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