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I generali russi: “Continueremo fino a quando non rimarrà traccia dell’Ucraina attuale”

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di Giancarlo Grassi

Il riferimento è, senza dubbio, alla struttura politico-amministrativa, militare e ai vertici dello Stato; alla dittatura – dicasi democrazia illiberale – e alla repressione contro i civili e delle dissidenze c’è sempre tempo per pensarci. La dichiarazione, riportata anche da un paio di agenzie italiane, è ora scomparsa. E non solo dai titoli.

In patria la democrazia illiberale di Putin ha intanto iniziato una nuova guerra, interna questa volta, contro i dissidenti che protestano contro l’invasione dell’Ucraina: un’invasione non provocata, contro uno stato sovrano, contro cittadini inermi, senza che ci sia stato nessun attacco alla Russia, preceduto da un’attacco cibernetico (ce ne sarebbe uno pronto contro l’Italia, preparato apposta per noi) che ha paralizzato i sistemi governativi, con il chiaro disegno di “provocare un cambiamento sostanziale degli equilibri internazionali come li conosciamo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, citiamo il presidente del Consiglio Draghi. Chi manifesta contro la guerra viene arrestato. E succede da Mosca a Vladivostock.

Nel frattempo Kiev è fottuta. I carri armati sono in città, il presidente Zelensky è in un rifugio segreto, i russi si sono presi la zona di Chernobyl (con un reattore attivo che è già stato in mani russi, e abbiamo visto cosa è successo), e la presidenza ucraina chiama a nuove sanzioni mentre centinaia di civili muoiono o si rifugiano nelle metropolitane e nei rifugi semplicemente perché Putin ha deciso di sferrare un attacco senza precedenti contro uno stato pacifico. Ci sono tutte le ragioni per essere fortemente preoccupati. La Cina, nel frattempo e in linea con Salvini, condanna l’imposizione delle sanzioni alla Russia. E tendendo una mano al regime di Putin decide di acquistarne la produzione di grano. Un pezzo di pane non si nega a nessuno.

 

(25 febbraio 2022)

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