di Giovanna Di Rosa, #politica
Siamo alla fase politica più inquietante e più demenziale insieme, dell’ultimo periodo. Alla fase cioè nella quale i ministri del governissimo Draghi votano misure all’unanimità e poi, una volta usciti dal Consiglio dei Ministri scoprono che si sono sbagliati. Decidendo quindi di dichiarare che ciò che hanno appena votato non era necessario.
E’ successo alla Lega di Salvini pare dietro contrita preghiera dell’augusto segretario così che i leghisti simpatizzanti No green pass non abbiano ad adombrarsi e vadano a votare altro, ed è capitato tra capo e collo a Giuseppe Conte, poche ore dopo, quando uno dei suoi 5 Stelle – il presidente della Commissione Trasporti del Senato Mauro Coltorti, senatore M5S, mica uno qualsiasi – ha scoperto il “contrasto sociale che porterà nelle piazze proteste e disordini” verbalizzando il timoroso “le destre ci vanno a nozze”, dichiarazione riportata dall’Adnkronos.
Dunque le forze politiche, mica tutte, certune che devono distinguersi, o taluni che necessitano di visibilità, scoprono improvvisamente che il voto appena concesso con il loro assenso ha dato il via a un provvedimento che non gli va più bene, viene così da chiedersi dove partiti e loro esponenti fossero quando il provvedimento veniva discusso e i loro segretari di partito, che spesso la linea la subiscono più che imporla, decidevano per il “sì” non certo in beata solitudine. Erano forse da un’altra parte come i loro colleghi maschi mentre Elena Bonetti parlava al Senato di violenza di genere?
Che bassa politica suggerisce questo correre ai ripari con dichiarazioni post-voto per salvare la faccia con i propri elettori o portare via all’avversario politico un qualche zero virgola poco per cento ad uso dei sondaggi. La divisione sociale e gli scontri si creano anche così: votando una cosa, dicendone un’altra subito dopo ed evitando di assumersi le proprie responsabilità.
(25 novembre 2021)
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