di Daniele Santi, #Politica
Il fine intellettuale Di Battista s’indigna perché il 23 maggio, invece di 2parlare di Capaci”, la “politica parla dei Maneskin”. Ci sono ragioni per indignarsi, naturalmente, se non fosse che la politica ha abbondantemente parlato del 23 maggio e della strage di Capaci, semmai ci sarebbe da indignarsi per “come”, dopo quella strage, le cose stiao ancora come stanno.
Di Battista s’indigna quindi per quella che sembra voler definire una volgarità ed un imbarbarimento, ma ha la memoria corta: lui è stato una delle punte di diamante di un movimento, il M5S, che ignorava quella “trattativa Stato-Mafia” di cui l’ex grillino, ora scrittore di libri venduti col quotidiano di travaglio e autore di reportage indimenticabili, si fa accusatore. Lo faceva, il suo M5S parlando dell’esistenza delle Sirene, delirando di terre piatte e straparlando di vaccini che erano la rovina dell’umanità e guarda cosa gli è toccato quando sono stati al Governo.
Non ce la fa a stare lontano dai riflettori. Proprio non ce la fa.
(24 maggio 2021)
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