di Daniele Santi, #Laprovocazione
Ma non lo dice perché non si può, e soprattutto perché nemmeno sa dove si potrebbe aprire fra qualche tempo. Perché di riaprire o no non lo decide Salvini, non lo decidono né il Buffalo Bill del Tortellino né il Gandhi della Cotoletta Bolognese: se si riapre o no lo decide l’andamento del virus. Un virus che ammazza la gente.
E sarebbe anche il momento di tacere. Perché non si può parlare per dare aria ai denti con un milione di morti in tutta Europa.
“Dove la situazione è sotto controllo non si possono chiedere altre settimane o mesi di chiusure e sacrifici quando altri Paesi europei sono già aperti da tempo (quali? ndr)“, ha detto il leader della Lega di Salvini, ma ha dimenticato di ricordare che non ci sono zone sotto controllo e che il suo fiore all’occhiello, la Sardegna, è passata in tre settimane da essere zona bianca a zona rossa.
Succede a seguire i “dove si può” invece di fare i conti: roba facile. Tipo 1+1 uguale a 2. Mica cose complicate come i calcoli di Gallera (giunta leghista lombarda anche lui, mica per caso, prima di essere defenestrato) quello che per infettarne uno toccava trovarne due già infetti.
Dunque nel giorno della manifestazione non autorizzata dei ristoratori a Roma, con contorno di disordini, Casapound, ragazzo ferito, idranti, polizia, transenne e gente che minaccia di sfondare, con bombe carta al seguito, Salvini sceglie la strada dell’endorsement ai manifestanti come se ci credesse, poche ore dopo avere scelto l’attacco diretto a Zingaretti per vaccini ai carcerati che Lombardia e Veneto fanno già.
Non si preoccupino gli ingenui della ristorazione che sono senza soldi solo loro, in ventiquattr’ore Salvini avrà già cambiato idea e scelto un altro obbiettivo da attaccare. Come fa dai tempi del Leoncavallo – allora era comunista antiproibizionista – : un nemico politico al giorno.
(12 aprile 2021)
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