di Giancarlo Grassi #maiconsalvini twitter@gaiaitaliacom #maiconlalega
Alla fine Luca Zaia si è scusato per la sua infelice frase su cinesi e topi – ma non sulla questione igiene – pronunciata a beneficio dell’uditorio leghista in televisione qualche ora prima e che aveva scatenato un putiferio. Ma non si è scusato perché si è accorto di averla sparata troppo grossa, ma soltanto perché qualcuno dai social gli ha ricordato una foto di Pietro De Cian che lo stesso Zaia aveva pubblicato su Facebook in onore al coraggio del popolo Veneto che aveva persino mangiato topi quando da mangiare non ce n’era, o qualcosa di simile…
Certo con quella foto si magnificava il glorioso popolo veneto rimasto con la testa all’epoca della Serenissima, insieme a quello odierno che in nome di quell’idea di Veneto vota chi gli dice qualsiasi cosa e Zaia lo sa bene.
E lo ricorda bene sulla sua pagina Facebook salvo poi dimenticarsene.
L’erede del Doge Galan al quale è succeduto sulla poltrona di Doge chiamava il momento di auge dei topi a colazione in quel di Belluno, “L’an de la fam” (grazie a ArtTribune.com) e l’hashtag era #venetodaamare al quale affiancheremmo l’hashtag #opinioni, e la foto risaliva al 1918 circa – se non andiamo errati. La foto (in basso), come vedete raffigurava topi messi ad essiccare al sole, perché c’è civiltà e civiltà: chi li mangia essiccati, chi li mangia vivi e chi, in nome di un voto in più, dice non importa quale stupidaggine. Diremmo porcata, ma non sta bene dirlo di domenica mattina che è giorno del signore e i cattolicissimi leghisti – che umanità! che cura! che attenzione! che compassione! – alle tradizioni ci tengono.
(1 marzo 2020)
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