di Daniele Santi #Economia twitter@gaiaitaliacom #Politica
Il governo degli scappati di casa ha messo a segno un’altro miracolo. Mentre i famigerati provvedimenti noti come Quota 100 e il famoso reddito di cittadinanza (ovvero le più clamorose prese per il culo mai inflitte agli Italiani creduloni) vengono ulteriormente rimandati a data da destinarsi (“Vogliamo che siano perfetti”, dice il Conte. Il Truce [cit.] e il Trucetto, opportunisiticamente, si tacciono), arriva l’ennesima botta nei denti dall’Istat – dati, non pugnette! – che recitano: produzione industriale – 2,6% su base annua.
A novembre 2018 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,6% rispetto a ottobre. Nella media del trimestre settembre–novembre 2018 il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo nel comparto dell’energia (+1,0%); variazioni negative registrano, invece, i beni intermedi (-2,4%), i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,9%).
Corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2018 l’indice è diminuito in termini tendenziali del 2,6% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2017). Nella media dei primi undici mesi dell’anno la produzione è cresciuta dell’1,2% rispetto all’anno precedente.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a novembre 2018 una moderata crescita tendenziale solo per i beni di consumo (+0,7%); diminuzioni rilevanti si osservano, invece, per i beni intermedi (-5,3%), per l’energia (-4,2%) e, in misura più contenuta, per i beni strumentali (-2,0%).
I settori di attività economica con variazioni tendenziali positive sono le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,7%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,3%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%). Le maggiori flessioni si rilevano, viceversa, nell’industria del legno, della carta e stampa (-10,4%), nell’attività estrattiva (-9,7%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-6,7%).
Sagace ed umilmente rivolto a cercare soluzioni il commento del primo ministro che nemmeno lui sa perché sta dove sta: “Dato atteso come in Europa”. Ed urge una doman: da quando l’Istat si preoccupa dei dati europei? I dati riguardano la produzione industriale italiana non quella europea. Qualcuno lo dica a Conte. E già che c’è quel qualcuno ricordi anche a questo governo degli slogan e del non fare nulla che hanno sbagliato i calcoli perché hanno preso in giro, con le loro promesse, gli ultimi tra gli ultimi. Non porterà loro nulla di buono. E nemmeno al paese.
(11 gennaio 2019)
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